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Prodi attacca il governo ma non fa proposte

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Un discorso tutto contro la Cdl: «Con la legge elettorale si fa male agli italiani e si tornerà alla partitocrazia»

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Romano Prodi, a nome di tutto il centrosinistra, attacca con parole dure la Casa delle libertà sulla legge elettorale e la manovra economica. Dice cosa per lui è sbagliato ma nel discorso non affiora mai una proposta in positivo su quello che, eventualmente, farà se dovesse andare al governo. «Non mi aspettavo — ha commentato Prodi scendendo dal palco — una piazza così piena, con un sole meraviglioso. Meglio di così non poteva essere». «È stata una dimostrazione di forza serena, unita» ha aggiunto il professore che ha ricevuto anche gli apprezzamenti del candidato concorrente alle primarie Fausto Bertinotti: «mi pare che il discorso abbia accolto in grandissima misura gli umori della piazza». In effetti, Prodi non ha fatto sconti ed ha esordito con un «siamo tutti offesi da tanta inettitudine. Non meritiamo di essere governati così male. Hanno promesso miracoli e prodotto disastri». «Gli italiani — ha proseguito — sono stati spettatori dell'arroganza di un potere che non ha esitato a ricorrere a leggi ad personam, talmente spudorate che perfino chi ne ha curato la prima stesura se ne vergogna e le disconosce: la legge Cirielli oggi si chiama ex Cirielli». L'intenzione della Cdl di cambiare la legge elettorale è stata bollata come un tentativo «furbesco» per mettere in difficoltà gli avversari. «Con questa legge si fa del male agli italiani perchè sarà ancora più difficile governare — ha tuonato dal palco il Professore — e si incentiverà il ritorno alla partitocrazia». Ma ha chiosato Prodi: «Il bene del Paese è l'ultimo dei pensieri di chi ci sta governando». Il leader dell'Unione ha tacciato di irresponsabilità il governo per una finanziaria fatta da chi «sa che l'anno prossimo non dovrà esser lui ad affrontare i problemi del Paese». Secondo Prodi «non ci sono interventi e misure strutturali» ma «tagli e tetti di spesa» per gli enti locali che colpiscono «le fasce più deboli della popolazione». Tagli, ha denunciato Prodi, perseguiti in questi anni («fino ad un 20 per cento reale» dei trasferimenti) per finanziare una riforma dell'Irpef che «si è trasformata in una inaccettabile forma di ricchezza a chi più ha». «Questa è una maggioranza classista che ha fatto una politica di classe» ha tuonato Prodi in uno dei passaggi più applauditi insieme a quello sulla politica estera del Cavaliere «ridotta a incontri conviviali in ranches, in dacie e nelle sfarzose ville private fortificate con i nostri soldi». L'accenno ai lavori di ristrutturazione di Villa Certosa in Sardegna è stato accolto da un' ovazione da parte di una piazza che ha scandito più volte l'invito all'«unità» quando Prodi ha ricordato le primarie di domenica prossima e ha ringraziato gli altri candidati per il loro «fair play e lo spirito di amicizia». Nel pomeriggio, dopo il comizio a piazza del Popolo, Prodi è andato alla convention organizzata dai Verdi per la campagna elettorale di Alfonso Pecoraro Scanio alle primarie dell'Unione. Nel suo intervento ha toccato tutti i temi cari ai militanti del Sole che ride. In particolare il tema dell'energia: «Il paese ha bisogno di proteggere l'ambiente, ma anche di avere una politica energetica con costi compatibili». Poi è passato a parlare dell'immigrazione: «Per il nostro paese è un fatto stabile e duraturo. La Bossi-Fini l'ha danneggiata, l'ha associata al concetto di reato. Invece noi vogliamo che sia un fatto inclusivo perchè la riteniamo una risorsa».

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