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Maggioritario, la Cdl perde un milione e mezzo di voti

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Nel 2001 i 5 milioni di preferenze di vantaggio nel proporzionale scesero a 800mila nella seconda scheda

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Insomma, l'attuale sistema elettorale penalizza fortemente il centrodestra, tanto che alle scorse elezioni politiche, che si sono svolte il 13 maggio 2001, Berlusconi rischiò in maniera notevole. Nelle votazioni di quattro anni e mezzo fa la Cdl sfiorò nella quota proporzionale (con la quale si elegge un quarto dei deputati) la metà dei voti. Mentre nella parte maggoritaria perse quasi quattro punti percentuali. Perché? L'effetto è dovuto al fatto che nella prima scheda l'elettore trova i simboli di tutti i partiti: dunque nel 2001 c'erano Forza Italia, An, Lega, Ccd-Cdu e Nuovo Psi per una parte; Ds, Margherita, il Girasole (Verdi e Sdi), Comunisti Italiani e Svp dall'altra; gli altri tra cui Rifondazione e Di Pietro. Nella seconda scheda, l'elettora trova solo i simboli delle coalizioni: la scorsa volta Cdl e Ulivo; e gli altri. L'elettorato di centrodestra, mentre sul proporzionale sceglie un partito della coalizione di Berlusconi, nell'altra non vota per il rassemblement. A sinistra invece è accaduto il contrario. Ovvero, l'Ulivo è cresciuto di un milione di preferenze dal proporzionale al maggioritario. Le cifre parlano chiaro. Alle scorse politiche i partiti dell'Ulivo ottennero tutti assieme 13.169.239 di preferenze, il 35,5% (16.6% dei Ds, 14,5% della Margherita, 2.2% del girasole, 1.7% dei Comunisti italiani, 0.5% del Sudtiroler Volkspartei). Nel maggioritario poco più di 16 milioni di persone misero la croce sul simbolo dell'Ulivo, sul quale confluirono probabilmente anche parte del 1,8 milioni di voti di Rifondazione comunista, che nel proporzionale incassò un 5% ma non presentò il suo simbolo nel maggioritario. Dunque, se agli oltre tredici milioni e mezzo di voti delll'allora Ulivo vanno sommati anche quelli del partito di Bertinotti, il centrosinistra sondò quota 15 milioni di voti. Nel centrodestra si registrò invece il fenomeno inverso. I partiti dell'attuale maggioranza assieme raggiunsero 18.398.246 preferenze (49,5%). Una cifra che rappresentava la somma del 29.4% di forza Italia, del 12% di An, del 3.2% del Ccd-Cdu, del 3.9% della Lega e l'1% del Nuovo Psi. Ma nel passaggio all'altra scheda, quella del maggioritario dove compariva solo il simbolo «Casa delle Libertà - Berlusconi presidente», quasi un milione e mezzo di preferenze si sono «volatilizzate». Per la precisione, nel maggioritario la coalizione del Cavaliere ottenne 16.915.513 voti (45,4%), 1.482.733 in meno del proporzionale. E così, mentre nella prima scheda centrodestra e centrosinistra (quest'ultimo senza Rifondazione) furono divisi da oltre cinque milioni di voti (poco più di tre se si considera anche anche il partito di Bertinotti); la differenza si assottiglia a circa 800mila voti nel maggioritario. In termini percentuali nel proporzionale finì 49,5% (Cdl) a 35.5% (Ulivo, 40.5 con Rifondazione); nel maggioritario 45.4% (Cdl) a 43.0% (Ulivo). Sono cifre che hanno scottato non poco gli esperti del centrodestra. Non è un caso che gli stessi tecnici hanno mostrato al Cavaliere questi dati e non è improbabile che siano alla base della «conversione» proporzionalistica da parte del leader della Cdl. Inoltre, i quasi cinque anni di governo e il logoramneto nei rapporti della coalizione, consigliano proprio la strada dell'ognuno per se. È immaginabile vedere elettori leghisti al nord votare per un candidato dell'Udc? O di An? E al contrario? Un ex democristiano metterebbe la croce sulla scheda di un seguace di Bossi?

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