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Prodi perseguitato dall'incubo del Cav

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«Berlusconi vuole votare il proporzionale contro di me. Enti locali vessati perché di centrosinistra»

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La paura di perdere si fa sentire, così il Professore avverte la necessità di chiamare a raccolta la base, cercando di esorcizzare lo spauracchio di una riforma che non lo lascia tranquillo. E, per paura che la piazza alla fine non si riempia, lancia l'appello ai suoi: «Venite numerosi». La manifestazione, come annunciato, si farà. Il Professore torna sull'argomento, spiegando i suoi punti di vista, chiarendo i motivi che lo hanno indotto a determinarsi in senso favorevole alla manifestazione. «Abbiamo sentito l'esigenza - spiega - di manifestare la nostra critica e la nostra indignazione». Non parla delle Primarie dell'Unione, non vuole neppure considerare l'ipotesi di dover fare i conti con una legge elettorale proporzionale. «Ho letto scenari e dichiarazioni sul mio destino in caso di approvazione della riforma. Non c'è altro da dire se non che la priorità è quella di impedire l'approvazione di questa legge. Una "grande coalizione"? Non è nel futuro di questo Paese e non è nel mio futuro». E ancora: «È inutile e prematuro parlare d'altro. Punto e basta». Eccole le preoccupazioni che tolgono il sonno a Prodi: il paventato ritorno al proporzionale e una legge Finanziaria «che non tiene conto dei problemi del Paese». Prodi chiede al popolo dell'Unione di scendere in piazza per manifestare il proprio disagio e il proprio sdegno nei confronti dei due provvedimenti. Si aggrappa al consenso popolare per rimanere a galla e ribadire con rabbia i suoi punti di vista, attaccando Berlusconi e Tremonti. «Non facciamo emendamenti - dice a riguardo della riforma elettorale - ma tenteremo di bloccare con ogni mezzo questa legge». Prodi si sposta sempre più a sinistra, abbracciando le posizioni di Bertinotti: nessuna alleanza con Follini e l'Udc per sabotare dall'interno la riforma. Un diktat preciso volto a frustrare gli intendimenti di Mastella e Dl, che non avrebbero disdegnato una strategia simile. Dure le critiche al Premier: «Con la minaccia rivolta agli alleati di elezioni anticipate in caso di mancata approvazione di questa legge, ha chiarito definitivamente che si tratta di una legge "contro" e non di una legge "per"». La paura di non farcela è forte, soprattutto in considerazione dell'incognita rappresentata dalle Primarie del 16 ottobre. Così, il Professore ritira fuori lo spauracchio di quel diavoletto di Berlusconi, che pare avercela sempre e solo col Professore. Quasi una mania di persecuzione. «Berlusconi - afferma - dice di volere la riforma "per logorare Prodi", poco importa se a finire logorata sarà l'Italia». La riforma della legge elettorale diventa così un cavallo di battaglia per mobilitare addirittura il Paese: se verrà approvata - avverte - porterà all'«ingovernabilità». Il ritorno al proporzionale rappresenta un passo indietro, che non ha altro fine se non quello di «limitare i danni della sconfitta e consegnare a chi vince una maggioranza meno ampia, aumentando il potere d'interdizione delle forze di opposizione e gettando le basi per la fluttuazione delle maggioranze parlamentari». Difende il maggioritario, Prodi, paragonando il Premier a una sorta di «carbonaro», reo di aver «concepito e scritto in segreto» la riforma elettorale. Il Professore se la prende con Tremonti, il cui linguaggio è «demagogico e divisivo». La manovra getta «i presupposti per un'aggravarsi del disagio sociale», non tenendo conto delle famiglie e della competitività. La Finanziaria di Tremonti si limita «a spostare le risorse dagli enti locali - per il 70% governati dal centrosinistra - e dagli investimenti prioritari» mirando solo «a una redistribuzione a pioggia» generica e indistinta. Addirittura, tuona Prodi, Tremonti e la Cdl erano «in malafede» quando hanno attribuito la respo

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