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Arriva il voto, Fassino si scopre «credente»

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L'ex Pci: «Sono stato nove anni allievo dei gesuiti a Torino e questo ha rafforzato la mia fede»

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«Sono stato per nove anni allievo dei gesuiti a Torino e questo mi ha consentito di rafforzare la mia fede religiosa», dice il segretario dei Ds. E lo dice proprio in un momento in cui c'è una certa turbolenza tra i laici e la Chiesa cattolica, dal referendum sulla procreazione assistita in poi, torna, nella trasmissione di Barbara Palombelli su Radiodue, sul tema della sua fede religiosa, del quale ha sempre parlato molto poco. «Proprio perché si tratta di un fatto assolutamente personale, privato - sottolinea il segretario dei Ds - non ne ho mai fatto manifestazione pubblica o politica, perché sarebbe del tutto inopportuno e improprio, proprio per il rispetto che ho per la fede e le mie convinzioni». «Credo - sostiene Fassino - che sia assolutamente normale che una persona possa essere credente, come lo sono io, avere una fede e fare scelte politiche di impegno come quelle che ho fatto finora». «Essere un uomo di sinistra - conclude Fassino - significa battersi per la giustizia, l'uguaglianza, il rispetto della persona umana, che sono valori a cui, come è noto, è attenta una fede religiosa come quella cattolica». Non è un caso che quelle parole arrivino proprio ieri. Proprio ieri, il giorno dopo che il leader della Quercia si è recato alla convention di socialisti e radicali, anche se ha fatto una netta distinzione tra i nipotini di Craxi e i figliocci di Pannella (preferendo i primi ai secondi). E non contento ha anche preso le distanze dalla contestazione fatta al cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei. Spiega Fassino: «I fischi non sono un argomento. Penso che anche con la posizione più lontana dalla mia si debba sempre ragionare, discutere e cercare di capirne le ragioni». «La risposta a Ruini - osserva il segretario dei Ds - non sono i fischi ma le buone ragioni che ci portano ad avere posizioni diverse da quelle del presidente della Cei». «Per altro - aggiunge Fassino - io considero infondato l'argomento secondo cui se Ruini parla di queste cose opera un'ingerenza, una invasione di campo. È del tutto naturale che la Chiesa esprima il proprio punto di vista su un tema così sensibile sul piano etico, morale, religioso come la famiglia o le coppie di fatto. Mi sarei sorpreso del contrario». «Rivendico però - sottolinea Fassino - la stessa legittimità a dire la mia. Penso si debba dire con grande chiarezza che la funzione dello Stato è diversa da quella di una fede. Lo Stato deve essere in grado di tutelare tutti i cittadini, creando le condizioni perché ognuno possa seguire le proprie scelte di vita con serenità». Il segretario dei Ds è convinto che «si possa adottare un'equilibrata e utile legislazione sulle coppie di fatto senza mettere in discussione il valore della famiglia». Fassino sostiene, inoltre, che in Italia è stata «adottata una buona legge sul divorzio e una legge equilibrata sull'aborto senza stravolgere la vita delle famiglie italiane». Ma il leader della Quercia ha una richiesta da fare alla Chiesa, una preghiera: «Mi auguro che la Chiesa non dia indicazioni di voto, perché oggi, con il bipolarismo, non c'è più un partito che rappresenti l'unità politica dei cattolici». «Da un sondaggio di Famiglia cristiana - aggiunge - emerge che il 27% dei credenti vota Ds». E a proposito di un presunto rapporto tra il voto al referendum sulla fecondazione e il giudizio degli italiani sui Pacs sottolinea: «Non ci sono automatismi. I cittadini scelgono di volta in volta, sui singoli temi». Quindi il leader della Quercia rivolge un accorato appello al governatore di Bankitalia Antonio Fazio. «Io chiedo al governatore - dice - un atto di responsabilità che ci faccia uscire da questa situazione difficile, che nessuno sa come risolvere». «Ci sono momenti in cui una persona anche considerandosi ingiustamente accusata - osserva - capisce che per uscire da una situazione di enpass e di imbarazzo occorre un atto di responsabilità». «Non c'è nessun potere - sottolinea Fassino - che può obbligarlo a dimettersi, ma è anche vero che è un'anatra

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