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Fassino benedice i socialisti ma «emargina» i radicali

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A Fiuggi insieme a questo nuovo soggetto politico sembra essere nato il partito anti-Ruini. Fassino arriva, ringrazia e un po' si preoccupa. Forse già pensa a quanto dovrà fare per recuperare i voti dei cattolici moderati ora che i radicali si alleano al centrosinistra. A Fiuggi, infatti, socialisti e radicali sembrano aver trovato un'intesa forte che li porterà uniti alle elezioni proprio sul terreno delle battaglie civili e anticlericali. «Bisogna organizzare la lotta — dice Enrico Boselli, leader dello Sdi — contro il cardinale Ruini che è il principale attore di un movimento che si muove come se il cattolicesimo fosse ancora religione di Stato». Per i radicali è la battaglia di sempre. Come diceva l'altro giorno Pannella, si tratta solo di ritirare su alcune vecchie bandiere che nel frattempo sono state un po' dimenticate. Per i socialisti è la nuova frontiera della loro strategia politica, avendo ritrovato l'unità a sinistra, ancora insieme dopo la diaspora del post-Craxi (se effettivamente il Nuovo Psi seguirà in blocco, come pare, il segretario Gianni De Michelis che ha già scelto il centrosinistra). E infatti la folla di radicali e socialisti riunita al Grand Hotel delle Fonti di Fiuggi quando sente parlar male di Ruini si entusiasma e regala a Boselli un caloroso applauso. Anche il segretario Ds è accolto con un applauso ma alla fine qualcuno rimane deluso. Fassino è cauto, moderato. Non abbraccia tutto e tutti. Fa quello che ci si aspetta da lui. Saluta con favore questa nascente formazione che correrà al fianco dell'Unione nella prossima tornata elettorale. Gli è chiaro che per battere Berlusconi c'è bisogno di tutte le forze che si riescono a raccogliere. Però si capisce che il segretario Ds è preoccupato, pensa a quanti voti possono far perdere posizioni troppo estremiste contro la Chiesa, in un Paese che è sempre a stragrande maggioranza cattolica. E infatti Fassino è di poche parole. Incassa l'appoggio di radicali e socialisti ma lo fa senza dare troppa soddisfazione a Pannella e Bonino. Quasi non li cita nel suo intervento. Dice grazie «a tutti voi che avete deciso di stare dalla nostro parte». Però poi mette in guardia perché «L'Italia non ha bisogno di guerre di religione, nessuno vuole un Paese diviso tra clericali e anticlericali». Emma Bonino, che parla dopo Fassino, evidentemente coglie la sua cautela e ammette che si aspetta un cammino lungo e difficile sulla strada dell'unità con il centrosinistra. E poi quasi cerca di rassicurare Fassino, ricordandagli che tante volte «i radicali sono stati considerati anticipatori ma invece erano solo portatori di questioni già mature nella società, ma non ancora colte dal ceto politico». Però insomma, si vede che al segretario della Quercia viene più naturale trattare con i socialisti. Parla di loro, parla di suo padre che proprio nel partito socialista aveva militato per tanti anni. Ringrazia il Nuovo Psi che torna a casa e pone fine all'anomalia di un partito socialista schierato a destra. Dice: «Unire le forze socialiste rimane il nostro obiettivo». E si guadagna un applauso a scena aperta tra i molti socialisti presenti in sala. Per Fassino è questa la vera soddisfazione della giornata, «ci siamo lasciati alle spalle tante divisioni». Quando invece rievoca la battaglia sui referendum sulla procrezione assistita sente il peso della sconfitta, e allora sembra quasi voler mettere in guardia la platea: «Quella battaglia è stata persa perché il rapporto sempre più complesso tra scienza e uomo suscitano delle domande e dei problemi che non si risolvono con la classica razionalità cartesiana». Bisogna fare i conti con questi problemi. Cerca però le parole della conciliazione, non vuole spaventare nessuno. E infatti ai giornalisti parla delle battaglie sul divorzio e sull'aborto e di quanto si sbagliavano quelli che si dicevano convinti che quelle leggi avrebbero rovinato per sempre la famiglia. Non fu così. E per qu

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