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«No» alla riforma Biagi, alla Bossi-Fini, a quella della scuola e di Bankitalia E «niet» alle truppe in Iraq

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E riuscendo così a tenere abbastanza unite le due anime della sua coalizione, i cattolici veri e quelli folgorati sulla via di Damasco come Rutelli, insieme con la sinistra più arrabbiata e più estrema. Un sottile equilibrio su un filo sottilissimo che è venuto clamorosamente a mancare proprio quando, per la prima volta, il povero Romano Prodi ha detto una cosa che voleva fare: «Nel programma — ha scritto in una ormai famosa lettera al presidente onorario dell'Arcigay Franco Grillini — è previsto che se andremo al governo faremo i Pacs, i Patti di convivenza civile e di solidarietà». Su quell'unica proposta avanzata è riuscito a spaccare violentemente l'Unione, arrivando fino all'episodio di venerdì a Siena, quando il cardinal Ruini è stato fischiato da un gruppo di giovani di sinistra proprio sui Pacs. Una vicenda che ha messo in imbarazzo tutto il centrosinistra, costretto, Ds compresi, ad andare a rincorrere il voto dei cattolici. Ma mentre venerdì tutti si sono precipitati a condannare il gesto, le parole di Prodi sono arrivate solo ieri mattina, suscitando un altro vespaio di polemiche. «Queste contestazioni le biasimo profondamente — ha spiegato arrivando a un convegno organizzato vicino a Bologna dalla Margherita dell'Emilia Romagna — Quanto al cardinale gli ho mandato una lettera personale». I «niet» di Prodi, in questi ultimi mesi sono stati yanti. No innanzitutto alla legge Bossi-Fini sull'immigrazione e no alla riforma Moratti che rivede completamente il percorso scolastico. Ma no anche alla legge Biagi. Anche se in questo caso la sua bocciatura è stata leggermente «addolcita». «Non intendo buttarla via — ha detto nei giorni scorsi in un comizio a Venezia — ma deve essere profondamente riformata». Aggiungendo però che con la stessa legge, in tema di pensioni «stiamo costruendo una bomba a orologeria». No, ovviamente, all'intervento militare italiano in Iraq. Anzi, il Professore ha promesso che se l'Unione andrà al governo ritirerà immediatamente i nostri soldati dal Paese. Ma allo stesso tempo non ha mai smesso di tranquillizzare il governo degli Stati Uniti spiegando che, comunque, il centrosinistra non sarà mai anti-americano. No, infine, anche alla riforma, varata dal governo, della Banca d'Italia. In questo caso però con una precipitosa retromarcia: appena approvata a Prodi non era sembrata proprio malaccio, tanto da lanciarsi in giudizi cautamente positivi. Poi, dopo le critiche dei partiti dell'Unione, è tornato velocemente indietro, bocciandola senza attenuanti. Alla fine ha provato a dire una cosa che farà: e ha spaccato l'Unione.

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