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La sinistra ha un nuovo idolo

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Domenico Siniscalco non godeva di buona reputazione all'interno della Casa delle Libertà. Un po' per quella storia secondo cui sarebbe stato lui lo «spione» che aveva tramato nell'ombra per far cadere Giulio Tremonti. Un po' per quelle sue amicizie «sinistre» che non si addicono proprio ad un ministro del governo Berlusconi. Innanzitutto la provenienza geografica: la «rossa» Torino. Poi la consulenza a palazzo Chigi durante i governi di centrosinistra. L'amicizia con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. Quella di lunga data con l'ex presidente di Legambiente, oggi parlamentare della Margherita, Ermete Realacci (maturata all'interno della Fondazione Mattei). Infine la carica di membro del Comitato Scientifico della Fondazione Italiani Europei di Massimo D'Alema e Giuliano Amato. Insomma, un curriculum non proprio da militante di centrodestra. Così ieri mentre la maggioranza celebrava «la liberazione», l'Unione cominciava già a corteggiare quello che è presto diventato il simbolo della resistenza al berlusconismo. «Penso che Siniscalco sia sincero, quando dice che se ne tornerà a fare il professore a Torino - dice Renzo Lusetti membro della direzione della Margherita -. Per il momento, mi sento di escludere con certezza qualsiasi ipotesi di candidatura alle politiche con il nostro partito. Poi, non si sa mai...Dio vede e provvede». Già, «Dio vede e provvede». Peccato che di un ammiccamento tra Siniscalco e i «margheriti» se ne parli dallo scorso luglio cioè da quando il Reviglio-boy era ancora saldamente in sella al dicastero di via XX Settembre. Lusetti non si scompone e risponde: «Ripeto quello che ho già detto in altre occasioni: lui era consulente a Palazzo Chigi quando c'era ancora il centrosinistra, e partecipò ad alcune riunioni, dalle quali emerse la candidatura a premier di Rutelli. Poi, però, se ne andò con Tremonti e la storia è finita lì, anche se ha conservato molte amicizie con esponenti dell'opposizione». Amicizie che oggi gli valgono l'appellativo di «infiltrato». Ma non è solo Lusetti a incensare Siniscalco nel giorno della sua dipartita. Secondo Enrico Letta, responsabile economico del partito di Rutelli, le dimissioni di Siniscalco sono «un atto di dignità». Nella ridda di dichiarazioni non potevano certo mancare le parole di affetto dell'eterno amico Ermete Realacci. «Le dimissioni da Ministro del Tesoro - commenta l'esponente della Margherita - appartengono al Domenico Siniscalco che conosco. Attento alla dignità e alla coerenza più che alle convenienze politiche e alla poltrona». Ma poi subito aggiunge. «Non riterrei dignitoso un traghettamento politico da parte di Domenico Siniscalco. Ma le sue competenze tecniche e gestionali sono una risorsa che nessun governo intelligente può permettersi di non utilizzare». «Nell'ultimo periodo - svela Realacci - era palpabile un disagio sempre maggiore di Siniscalco che un giorno mi disse: "Ho una sola faccia e, per dirla con un eufemismo, una sola poltrona. Ti assicuro che tra le due preferisco salvaguardare la prima"». Secondo Realacci poi, gli articoli usciti su un presunto «trasloco» di Siniscalco alla Margherita altro non erano che un tentativo di screditare il ministro. «Le sue dimissioni - chiarisce Realacci - erano un auspicio amicale e un'illazione possibile». Chissà perché quell'auspicio amicale, alla fine, si è tradotto in realtà. E proprio nel momento meno opportuno per il governo: la stesura dell'ultima legge Finanziaria della legislatura. Quella che, nell'immaginario collettivo, può dare una consistente spinta ad una possibile vittoria delle elezioni. Qualcuno a Montecitorio ha rispolverato un vecchio motto popolare: «A pensar male si fa peccato però qualche volta ci si indovina». Non è che zitto zitto l'ex ministro ha già in mente una collocazione alternativa? La Margherita smentisce, il resto dell'U

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