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L'ultima scorrettezza per andare a Palazzo Koch

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Ma Domenico Siniscalco ha scelto il modo per andarsene più eclatante. E soprattutto quello che faceva più male alla maggioranza di centrodestra e al governo che stava per lasciare. Proprio per questo, Siniscalco per tutta la gironata di mercoledì non ha fatto altro che smentire. Smentire che stesse per lasciare come indiscrezioni avevano lasciato far capire già da martedì sera: da quel momento era cominciato a filtrare la notizia che il ministro dell'Economia era pronto ad abbandonare la carica pur di non incontrare al G7 e al Fondo Monetario a Washington il governatore della Bamca d'Italia, Antonio Fazio. Dunque, il titolare del dicastero di via XX settembre lascia il governo a una settimana dall'approvazione della Finanziaria per una questione personale, quasi una ripicca. Possibile? Se così fosse, sarebbe davvero incredibile. Lasciare il governo in questa condizione per un dispetto. Possibile? Forse Siniscalco ha fatto un ragionamento più ampio, come spiega una fonte al ministero del Tesoro. Il professore torinese, grande amico di Luca Cordero di Montezemolo, è anzitutto in ottimi rapporti con il centrosinistra. È componente del comitato scientifico della fondazione Italianieuropei che fa capo a Massimo D'Alema e a Giuliano Amato. Di quest'ultimo, poi, è stato anche consulente. È amico di vecchia data di Piero Fassino pr la comune militanza piemontese. Ha lavorato con Francesco Rutelli, e negli ultimi tempi ha stretto i rapporti con Ermete Realacci: i due si conoscono dai tempi dlela fondazione Mattei. E non a caso lo stesso realacci aveva fatto capire negli ultimi tempi che in prossimità della Fianziaria si sarebbe verificato un assalto della Cdl ai suoi danni. Tuttavia, Siniscalco va via e nella lettera di dimissioni non parla della Manovra. No, quella no. Utilizza un argomento che sa incontrare in parte il favore di Berlusconi: Fazio deve andare via. Dunque, sbatte la porta, ma non la sbatte in faccia al premier. Lo fa anche perché tutto sommato spera di mantenere un buon rapporto con il Cavaliere che gli potrebbe tornare utile se e quando si aprirà la corsa per il nuovo governatore della Banca d'Italia. Ma la sbatte in faccia agli alleati. Per esempio, Francesco Storace c'è rimasto male per il suo comportamento, visto che appena mercoledì ha visto (con lui c'erano anche un altro minitro, Gianni Alemanno, e il viceministro all'Economia, Mario Baldassarri) Siniscalco e con il quale ha discusso a lungo proprio delle linee di Finanziaria. E allora, perché parlare della Manovra se lo stesso titolare del dicastero stava per andare via? Per galateo istituzionale? Ma Siniscalco aveva capito già da tempo che nel caso di vittoria del centrodestra non avrebbe mai più fatto neanche ilsegretario di un sottosegretario. Gli conveniva un'uscita tale da poter riallacciare i rapporti con il centrosinistra, far contenti quelli del «salotto buono», avere lo spazio per giocasi ancora una partita per il futuro di Palazzo Koch nel caso di un dopo-Fazio. Ce la farà? Al momento appare difficile, ma tutto è possibile: anch staltare da uno schieramento all'altro con maggiore agilità di un Mastella qualunque.

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