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«STOP and go» per la riforma del risparmio nell'Aula di Palazzo Madama.

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Per ben sette volte, infatti, la verifica del numero legale chiesta dalle opposizioni, impegnate nell'ostruzionismo legato alla riforma della legge elettorale, dà risultati negativi. In questo slalom viene esaminata una prima manciata di emendamenti all'art. 1 del disegno di legge. Ne viene anche approvato uno, firmato dal leghista Francesco Moro, in base al quale le elezioni delle cariche sociali delle società per azioni avverranno sempre attraverso lo scrutinio con voto segreto. In mattinata ha aperto i lavori del Senato il sottosegretario all'Economia Maria Teresa Armosino, con la replica del governo alla discussione generale. Un intervento con il quale Armosino ha sottolineato «l'assoluta priorità» del varo di una rapida riforma della legge sul risparmio e particolarmente «l'urgenza» della riforma di Bankitalia, nel senso indicato dall'emendamento presentato dal governo. Dunque, una riforma che porti la Banca centrale a diventare, «da ente monocratico, discrezionale e dirigistico, un'istituzione rispondente a regole di trasparenza e collegialità». Il governo non tocca gli elementi spinosi del dibattito ma non chiude la porta alla possibilità di riesaminarli. La riforma della vigilanza, da articolare in base alla finalità è stata esaminata dal Consiglio dei ministri, dice Armosino, anche se non è uscita un'indicazione precisa nell'emendamento.

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