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Strigliata della Chiesa Prodi fa retromarcia

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Diventa sempre più difficile per Romano Prodi restare al comando di una coalizione dove nessuno resiste alla tentazione di tirarlo dalla sua parte. E infatti, nell'ultima vicenda, quella dei Pacs, il Professore ha messo in mostra tutto il suo repertorio di piroette e retromarce dopo l'anatema che gli è piombato sulla testa prima dall'Osservatore Romano e poi dalla Conferenza Episcopale. Aveva iniziato alla grande Prodi ammettendo, domenica 11 settembre, che nel programma dell'Unione ci sarebbe stato spazio per i Pacs, i Patti civili di Solidarietà. Talmente convinto da metterlo nero su bianco in una lettera indirizzata a Franco Grillini, deputato dei Ds e presidente onorario dell'Arcigay. «Come ho detto più volte nei mesi scorsi, e come sai — scriveva il Professore — condivido con gli altri leader dei partiti dell'Unione l'ipotesi di una proposta universalistica che affronti regolamenti e risolva il tema dei diritti delle coppie di fatto basate su un vincolo diverso da quello del matrimonio. Una proposta avanzata già in Parlamento da 61 parlamentari dell'Unione e che trova la mia condivisione». Ossia proprio la proposta contro la quale ieri si è scagliato il cardinal Ruini. Ma quelle frasi, già il giorno dopo, scatenano il finimondo tra i cattolici ma anche tra i moderati dell'Unione. Primi fra tutti Mastella e Rutelli. Tanto che quest'ultimo, qualche giorno dopo, presenta una sua proposta più vicina alla Chiesa, quella dei Ccs, mettendo in ulteriore difficoltà Prodi. Lunedì 12 intanto arriva una durissima presa di posizione dell'Osservatore Romano che titola: «Alla ricerca di voti lacerando la famiglia». Le certezze di Prodi cominciano a vacillare e nel vertice dell'Unione, lunedì scorso, ammette di essere «stupito dalle polemiche sui Pacs». «Io ho ripetuto le stesse parole dette il 21 luglio e fatte proprie da tutta l'Unione e da esponenti come Carra, Fioroni, Castagnetti — aggiunge — Una posizione in cui non ho mai equiparato le coppie di fatto ai matrimoni o alle adozioni. Ho parlato di una differenza totale rispetto alle proposte di Zapatero». Il giorno dopo, martedì 13, l'irritazione della Chiesa però cresce ancora e la retromarcia del Professore si fa più decisa: «Non chiamiamolo Pacs, l'abbiamo chiamato così in funzione di ciò che è stato fatto in Francia». Poi puntualizza: «Insisto sul contenuto positivo, importante e civile della proposta e insisto sul fatto che non è possibile fare confusione tra Pacs e matrimonio, ed il ruolo della famiglia che io ho sempre distinto». Ma quando gli chiedono di commentare gli articoli dell'Osservatore Romano si trincera dietro un imbarazzato «non giudico i singoli articoli, non giudico niente». Il mondo cattolico e la Chiesa continuano la polemica e Prodi fa decisamente dietro-front. Prima rilascia un'intervista, che uscirà domani, al settimanale Gente, nella quale spiega che «Mai ho parlato di matrimoni omosessuali». «Quando ancora ero Presidente della Commissione Europea — aggiunge — in occasione di un vertice, ho detto personalmente e con grande schiettezza al leader spagnolo Zapatero che non condividevo la sua linea. Non ho cambiato idea». E ancora: «Sono contrario al riconoscimento delle nozze gay e ho sempre detto che i bambini devono avere un padre e una madre. "Famiglia" e "matrimonio" sono parole che non si usano nei rapporti tra persone dello stesso sesso. Ecco perché mi sorprende il fraintendimento. Non possiamo però chiudere gli occhi di fronte ai fenomeni sociali e ai problemi delle persone». Infine si gioca l'ultima carta, una lettera al settimanale Famiglia Cristiana: «Non ho mai sostenuto l'opportunità e la possibilità di matrimoni tra persone dello stesso sesso, né è mia intenzione proporre provvedimenti che mettano minimamente in discussione la famiglia. Nessuno vuole e può, non io certamente, conformare i nuovi modelli di convivenza all'istituto familiare».

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