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Trionfa Lafontaine il Bertinotti «uber alles»

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Con un unico vero obiettivo: favorire la sconfitta del cancelliere Gerhard Schroeder e vendicarsi così della sua emarginazione e uscita di scena dalla politica attiva sei anni fa, quando in disaccordo con il corso di politica economica troppo «liberale» del suo avversario Schroeder, sbattè la porta in faccia al governo dimettendosi all'improvviso da ministro delle finanze e da presidente della Spd. Ed è riuscito abbondantemente nell'impresa di portare la sua Nuova sinistra, fondata con il leader Pds Gregor Gysi, in Parlamento. Nato il 16 settembre 1943, educato dai gesuiti e laureato in fisica all'università di Saarbruecken, Lafontaine è stato in seguito governatore della Saar (1985-1998) e nel 1995 è stato nominato presidente della Spd, in sostituzione di Rudolf Scharping. Insieme a Gysi, il leader carismatico dei postcomunisti della Pds, Lafontaine, dopo essere uscito dalla Spd la scorsa primavera, è riuscito in breve tempo nel suo intento di formare un nuovo partito della sinistra, che mette insieme i nostalgici del regime comunista della Ddr e i delusi della Spd, scontenti delle misure «impopolar» e «antisociali» del governo Schroeder. Col risultato che il cancelliere, oltre che allo schieramento conservatore guidato da Angela Merkel, ha dovuto far fronte a una nuova entità alla sua sinistra, che è protagonista in queste ore di spoglio delle schede in un testa a testa con i Verdi per il quarto posto tra le forze politiche del paese. «Soprattutto qui all'est la gente si rende conto che non si può andare avanti con questa politica neoliberale del governo rossoverde», aveva detto Lafontaine arringando la folla degli scontenti e degli arrabbiati a Potsdam, il capoluogo del Brandeburgo alle porte di Berlino, una delle tante tappe del suo instancabile giro elettorale per tutto il paese. «Noi abbiamo un autentico programma sociale, noi siamo i più credibili fra tutte le forze politiche, noi siamo il partito del futuro», ha ripetuto fino alla noia Oskar «il Rosso» con il suo tipico atteggiamento da tribuno e la sua gestualità accattivante. Abbronzato e in perfetta forma fisica, l'enfant terrible della politica tedesca sembra aver bene assorbito le critiche delle scorse settimane, quando le accuse di vivere nel lusso erano costate al nuovo partito della sinistra (Die Linke, Pds) alcuni punti percentuali nei sondaggi. La stampa popolare aveva subito coniato la sigla LLL (Lafontaine, Lusso, Linke), inducendo i fedelissimi a fare quadrato intorno al loro leader. «Oskar paga le tasse e può quindi godersi il suo patrimonio. Anche Marx si godeva i suoi piaceri. Non è necessario essere poveri, l'importante è essere credibili», si era affrettato a dire Bodo Ramelow, il coordinatore della campagna elettorale.

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