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Guarino: «Neanche il fascismo si spinse a tanto»

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Senza di lui non si sarebbero mai costituite grandi aggregazioni bancarie in Italia. Lo spiega Giuseppe Guarino, ex ministro delle Finanze nel 1987 e dell'industria nel 1992 e docente di diritto costituzionale che racconta come anche il fascismo si dimostrò rispettoso della banca d'Italia. Professor Guarino, gran parte del mondo politico chiede le dimissioni di Fazio. Crede che il clima sia simile a quello che visse il governatore Baffi nel 1979? «Il collegamento con il caso di Paolo Baffi è troppo complesso. Si tratta di casi molto diversi». Perché lei difende Fazio? «Dal 1993 ad oggi Fazio ha perseguito in silenzio, ma con molta determinazione un indirizzo che è stato utile per il Paese. Quando fui ministro dell'Industria (Amato I 1992-1993) fu presentato un progetto per aggregare l'industria italiana partendo da tutte le imprese che erano nelle mani dello stato. Il progetto Superholding fu combattuto e abbandonato e oggi ne vediamo gli effetti. Quel progetto mirava a costituire dei gruppi di livello sovrannazionale di dimensione adeguata a far fronte alla competizione sovrannazionale». Quale fu l'esito dell'abbandono di quel progetto di una Superholding? «Non abbiamo avuto più nessuna azienda rappresentativa nella competizione globale e il danno per il sistema Italia è stato enorme e ne vediamo gli effetti tutt'ora. Basta fare qualche esempio. Le grandi imprese come la Fiat, se paragonate con le altre del mercato internazionale sono di piccola e media dimensione. Nel settore delle banche la situazione era peggiore. Avevamo un sistema bancario estremamente frazionato ed era composto da banche locali che non superavano l'ambito regionale. Ma anche le grandi banche nazionali erano piccola cosa». Fazio ha invertito questa tendenza? «Il Governatore ha cambiato indirizzo e ha fatto questa operazione senza che nessuno lo appoggiasse attraverso un'opera paziente di aggregazione fatto secondo un certo criterio e stimolando tutti i movimenti intesi a costruire 4 grandi gruppi bancari forti: Banca Intesa, Unicredit, San Paolo-Imi, Capitalia. Se lei guarda i giornali di oggi può vedere che la quota azionaria della Fiat è in mano alle banche. Se non ci fossero stati questi grandi gruppi non ci sarebbe stato aiuto finanziario alla Fiat quando ne aveva bisogno». Crede che introdurre il mandato a vita sia come proporre lo spoils system per Bankitalia? «Ho sempre sostenuto che i nostri grandi governatori sono rimasti in carica circa 15 anni. E non c'è stato mai alcun problema. Donato Mennichella è stato Governatore dal 1948 al 1960, Guido Carli per 15 anni ed è andato via perché aveva ritenute esaurite le condizioni nelle quali aveva operato. Paolo Baffi durò poco per le ragioni che sappiamo. E Ciampi fu chiamato alla guida del Governo nel 1993 dopo oltre 10 anni alla guida dell'istituto di via nazionale. Bisogna valutare le norme alla stregua delle esigenze del singolo Paese». E' vero che Mussolini non intervenne mai sul Governatore Bonaldo Stringher che era stato voluto da Giolitti? «Stringher era odiato dal grande banchiere Toeplitz che era amministratore della Banca commerciale italiana. Ma Mussolini ha avuto grande rispetto per lui. Quando il ministro delle Finanze Alberto de Stefani chiese le sue dimissioni, Mussolini prese le difese di Stringher». Con Vincenzo Azzolini le cose sono cambiate? «Il governatore agì durante la guerra in un periodo molto difficile e perseguì la linea di autonomia della Banca d'Italia con grande rispetto per l'istituzione». Cosa direbbe a Fazio in questo momento? «Tutti dovrebbero ricordare cosa ha fatto Fazio nell'interesse dell'Italia e che meriterebe grandi lodi. Ho sempre considerato il problema della banca Antoniana la prosecuzione dell'indirizzo di Fazio di costituire grandi aggregazioni».

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