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Guerra di querele nel paese di Bassolino

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In questa terra ricca, dove Ipercoop e svariati centri commerciali diffondono soldi e lavoro, Vincenzo Nespoli (An), che passerà alla storia come l'inventore del «Nespolum», strano «frutto» elettorale che mescola uninominale e proporzionale, e Domenico Tuccillo (Margherita) da tre legislature se le «suonano» di santa ragione sulle prime pagine dei giornali locali e nelle aule di giustizia: querela e controquerela. E da ultimo nell'aula per eccellenza, la Camera dei Deputati, che il 28 luglio scorso respinge l'autorizzazione (relatore Giuseppe Lezza) ad avviare un procedimento penale nei confronti di Nespoli per diffamazione a mezzo stampa avviato, guarda un po', da Tuccillo offeso nell'onore e nella reputazione in un articolo apparso sul periodico locale Nuova Città a firma dello storico rivale. Le schermaglie cominciano nel 1994, anno di avvento della dodicesima legislatura, quando Nespoli batte Tuccillo e va dritto in Parlamento. Due anni dopo, anno 1996, a Nespoli resta un pugno di mosche, il pugno di voti va, invece, a Tuccillo che prova così l'ebbrezza parlamentare. 2001, quattordicesima legislatura, tra Tuccillo e Nespoli finisce in pareggio con i due a sfilare assieme in Transatlantico, entrambi eletti, ma questa volta in collegi diversi. L'ultimo affondo è un articolo sentito di Nespoli e (ri)sentito da Tuccillo pubblicato il 10 marzo 2002. «L'onorevole Tuccillo ha costruito la sua rielezione sulla falsa guerra all'abusivismo edilizio e alla legalità», scrive il deputato di An. Dichiarazioni pesanti delle quali Nespoli viene chiamato a rispondere dinanzi al tribunale di Napoli a seguito di una querela presentata dal deputato della Margherita e del successivo decreto di citazione a giudizio. Prova a difendersi Nespoli comparendo davanti alla Giunta per le autorizzazioni a procedere e sostenendo di non avere nulla di personale nei confronti del suo rivale e che le sue affermazione «si calano nel contesto dell'attività di tutti i parlamentari sul territorio». Non sembra d'accordo il relatore Lezza che invita ad osservare che «di certo non siamo in tema di attività parlamentare tipica». Tuttavia, la commissione ravvisa nell'articolo di Nespoli e nelle espressioni da lui usate l'esercizio delle funzioni parlamentari «sia pure in senso lato». E prima di negare l'autorizzazione a maggioranza, ma con due astensioni, la Giunta per le autorizzazioni archivia la pratica come una bega da paese. «Un attacco politico con il quale un parlamentare polemizzava nei confronti di un suo collega per come ha svolto la sua attività politica e di parlamentare per di più nel territorio comune». Come dire: in fondo sono fatti loro. C'è da scommetterci, la polemica monta e si smonta, proprio come i mobili svedesi che si vendono ad Afragola.

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