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Via Nazionale scopre nuove alleanze inattese

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Dai ministri della Lega sino al commissario Ue Kroes. Fallisce l'accerchiamento

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Molti esponenti politici, imprenditori e giornalisti che giuravano stima e gratitudine oggi ne chiedono la testa. Ma per Antonio Fazio, essere diventato protagonista dell'attacco più duro mai portato a BankItalia dopo la trappola giudiziaria che ghigliottinò Paolo Baffi, è servito a trovare nuovi alleati. In qualche caso del tutto inaspettati. E comunque pronti a battersi per impedire l'accerchiamento di Palazzo Koch. Nel mondo politico, il senatore Luigi Grillo (Fi) ha combattuto senza sosta per difendere l'operato del governatore. Una girandola di comunicati stampa, interviste, dichiarazioni che poco hanno potuto contro il fuoco incrociato della grande stampa, con il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore e Repubblica in prima fila. Con Fazio, senza il timore di sfidare la gogna mediatica, anche il senatore Udc Ivo Tarolli. Attestati "pesanti" sono arrivati da Giulio Andreotti e dal ministro Rocco Buttiglione. Ma fino a qui niente di imprevisto: si tratta di personalità considerate da sempre vicine a Via Nazionale. A fare sensazione sono state le prese di posizione decise di ministri e parlamentari considerati fino a un minuto prima tutt'altro che in sintonia con l'istituto centrale. Più chiaro di tutti è stato il ministro Roberto Calderoli: «Vogliono cacciarlo proprio quando Bankitalia ne sta facendo una giusta. La "colpa" di Fazio è quella di non aver seguito la strada indicata dai poteri forti». Affermazioni durissime, legate al racconto di alcuni particolari, come l'interesse dimostrato da un altro ministro, Domenico Siniscalco, proprio per la poltrona di Palazzo Koch. Sullo stesso fronte, il ministro Roberto Maroni, che fino a ieri ha ribadito di non aver affatto cambiato idea sulla necessità di difendere Fazio da un attacco che con la questione morale c'entra ben poco. Mentre alcune amicizie si scioglievano come neve al sole (quella più antica di Francesco Cossiga: «Anche se innocente, deve dimettersi» così come quella ricostruita più di recente con Giorgio La Malfa «Ha agito bene, ma deve considerare l'ipotesi di lasciare») arrivavano però altri alleati. Giuristi di grandissimo prestigio come Giuseppe Guarino «Operato correttissimo», imprenditori disposti a rompere con l'establishment, come il presidente dei giovani di Confindustria, Matteo Colaninno. E ancora giornalisti in passato votati contro Bankitalia, come Oscar Giannino. Dirigenti di Palazzo Koch, come Angelo De Mattia che ha replicato persino alle critiche del Financial Times, e poi tutto il mondo cattolico, compatto come in pochi casi a difesa di un governatore stimato in Vaticano presidente, con rapporti forti a partire dal presidente della Cei, Camillo Ruini.

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