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Stime di crescita al rallentatore ma non si toccano i tassi

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Non è ancora ora, però, di un ritocco all'insù per i tassi d'interesse, che restano inchiodati al 2% da giugno 2003. «I prezzi petroliferi - ha notato Trichet durante la tradizionale conferenza stampa a Francoforte - sono nuovamente saliti più delle attese», e per questo «la Bce garantisce che sarà vigile sui rischi al rialzo dell'inflazione». Un avvertimento che conferma come ormai sia fuori discussione il taglio dei tassi di cui si parlava ancora qualche settimana fa. Dall'attuale livello il costo del denaro potrà quindi probabilmente solo salire. Si tratta però di stabilire il quando, e la prudenza della Bce in questo senso trova giustificazione nella crescita ancora debole, che rischia di soffrire troppo una stretta monetaria. Del resto «i rischi per le previsioni di crescita economica continuano ed essere di un ribasso, e sono connessi ai prezzi petroliferi, alla bassa fiducia dei consumatori e alle preoccupazioni per gli squilibri globali». Proprio per colpa della fiammata del greggio, la Bce ha rialzato a un «range» compreso fra il 2,1% e il 2,3% il tasso d'inflazione previsto per quest'anno (era 1,8%-2,1%) e all'1,4%-2,4% la previsione per il 2006 (era 0,9%-2,1%). «Nonostante esistano rischi, per il momento non si vede un rafforzamento della dinamica inflazionistica nella zona euro», ha detto l'ex governatore della Banca di Francia. Ma non è soltanto sul fronte dei prezzi che il petrolio sta mettendo i bastoni fra le ruote all'economia di Eurolandia. Gli economisti di Francoforte hanno anche limato la loro stima di crescita nei Dodici nel 2005 a 1%-1,6% (in precedenza era 1,1%-1,7%), e nel 2006 a 1,3%-2,3% (rispetto al precedente 1,5%-2,5%). Unica consolazione, i consumi (petrolio permettendo) si stanno gradualmente riprendendo, e gli ultimi dati suggeriscono che nella seconda metà del 2005 le cose per il prodotto interno lordo di Eurolandia cominceranno ad andare meglio.

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