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«Non accettiamo lezioni da chi ha affossato il Paese»

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«L'attacco del vicepremier Tremonti a Prodi è del tutto immotivato e per il momento l'unico a collezionare fallimenti è proprio Tremonti, sia quando era responsabile del ministero dell'Economia, al punto da essere cacciato dai suoi stessi alleati, sia ora, nella veste di vicepremier di un governo allo sbando — attacca il coordinatore dei Verdi Paolo Cento — Dietro gli attacchi a Prodi si nasconde il nervosismo per una competizione elettorale che li vedrà perdere». «Semmai - conclude Cento - il rischio è quello che dalla disgregazione in atto della Cdl prenda forza una proposta neocentrista come quella avanzata da Monti che ha l'obiettivo di impedire nel 2006 la nascita di un governo in netta rottura con l'esperienza passata». Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente dello Sdi Ugo Intini. «Tremonti, come ministro dell'Economia, è stato la maglia nera in Europa se è vero, come è vero, che l'Italia ha ottenuto i risultati di gran lunga peggiori. Stupisce che proprio la maglia nera, allontanato dal superministero dell'Economia dai suoi stessi alleati per la performance disastrosa del sistema Italia, si dimostri oggi così disinvoltamente aggressivo verso Prodi. A giudicare dai risultati Tremonti dovrebbe parlare meno e riflettere di più sulle sue promesse mancate. Dovrebbe anche evitare di inventare nemici e scuse per giustificare il fallimento dell'Italia: dall'introduzione dell'euro, alla concorrenza della Cina». Per Renzo Lusetti, vicepresidente dei deputati della Margherita, «Tremonti ha attaccato Prodi, ma in realtà l'affondo era su Monti». «Il vicepremier — prosegue — non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo per paura della popolarità di Monti e per mero calcolo elettoralistico ha fatto marcia indietro. Quando poi Tremonti parla del fallimento dei tecnocrati, immaginiamo che l'obiettivo fosse il ministro dell'Economia Siniscalco, suo successore, di cui si capisce che non condivide le linee di politica economica. Prima di sparare contro il centrosinistra, Tremonti quindi pensasse alla sua casa... delle libertà». Per Marco Rizzo, presidente della delegazione del Pdci al Parlamento europeo Tremonti ripropone «un modello mercantilista che non guarda alle persone e ai lavoratori». «E poi — prosegue — guardiamo l'Italia: la sua credibilità a livello europeo è pesantemente minata dal conflitto di interessi. È chiaro che la credibilità del nostro sistema è costantemente messa in discussione». L'ultimo attacco è arrivato da Riccardo Villari, responsabile mezzogiorno della Margherita. «È sconcertante che il protagonista di una stagione disastrosa dei conti pubblici e dell'economia impartisca pretenziose lezioncine». «Usando il solito mix di euroscetticismo, vanterie, trovate strampalate e insulti all'opposizione — ha proseguito l'esponente Dl — Tremonti fa finta di dimenticare che come ministro delle Finanze del governo Berlusconi è stato uno dei responsabili della gravissima situazione in cui si trova oggi il Paese e in particolare il Mezzogiorno. Invece di chiedere scusa, con la stessa nonchalance con cui prese la decisione dei suoi alleati di defenestrarlo, oggi ci viene a riproporre le stesse ricette che ha propinato al Paese per tre anni». «Tocca al centrosinistra - è la conclusione - farsi carico del dissesto lasciato dall'uomo dei condoni, degli scudi fiscali, delle una tantum e delle errate previsioni sulla crescita del paese anno dopo anno».

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