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di FABRIZIO DELL'OREFICE DICIAMOLO subito: se non si trattasse della magistratura e del principale quotidiano ...

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Di certo, i Ds d'ora in poi saranno condizionati. Sarà un caldo agosto per il Botteghino. Che cosa succede? Succede che il Corriere della Sera, giornale nelle mani della cordata Montezemolo-Della Valle-Tronchetti-Geronzi, pubblica altre paginate di intercettazioni telefoniche relative all'inchiesta Antonveneta. Nulla con rilevanza penale, neanche stavolta. C'è una chiamata di Anna Falchi al marito Stefano Ricucci, al quale l'attrice comunica di essere tornata a Roma e gli segnala un affare per un cinema in vendita: di sicuro cambierà i destini del Paese. La parte più rilevante - come aveva annunciato Montezemolo qualche giorno fa - riguarda le chiamate di Giovanni Consorte, ad di Unipol. Non è un caso, visto che dopo Ferragosto verrà ufficializzata l'Opa di Unipol su Bnl, banca che attualmente è sotto il controllo (tra gli altri) di Della Valle. Nelle conversazioni emerge la sua personale rete di contatti e rapporti. E ci sono i contatti con i politici, diretti o solo citazioni: Fassino, Veltroni, Prodi, il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Ce n'è per Marco Follini, che smentisce decisamente, e per Giulio Tremonti. Ma anche per Francesco Rutelli, che dietro le quinte, si muove per bloccare la scalata a Bnl e difendere Della Valle e Abete. Ma, siccome le intercettazioni ai parlamentari possono essere utilizzate solo con autorizzazione di Camera o Senato, le trascrizioni in quella parte sono secretate. Gli inquirenti però adottano un artifizio e svelano comunque il senso delle conversazioni mettendo nero su bianco le parti sigillate. E lo fanno quando Consorte racconta di colloqui e incontri con i parlamentari ad altre persone. I Ds vanno su tutte le furie. Scatta la consegna del silenzio. Nessuno parla. Tranne qualche eccezione, come Nicola Latorre, ex braccio destro di Massimo D'Alema: «Non capisco un uso così spregiudicato delle intercettazioni, dalle quali non mi pare emergano elementi che abbiano rilevanza penale». Altri si danno per dispersi, non si fanno trovare, non rispondono al telefono: è psicosi. Il clima che c'è in via Nazionale lo si evince dal sito internet dell'Unità, che titola: «Estate di veleni». È chiaro che il partito è coinvolto nella guerra, mentre aveva sempre mantenuto una formale distanza. E da quel svelare e nascondere nelle conversazioni tra i massimi dirigenti della sinistra sembra emergere qualcosa che assomiglia ad un ricatto. E se non lo è, finirà certamente per condizionare i Ds. Pier Ferdinando Casini scrive al tribunale di Milano per chiedere chiarimenti sulle intercettazioni telefoniche che riguardano i parlamentari. Sotto la Quercia affiora l'ipotesi dell'attacco politico dall'interno dell'Unione che punta a colpire il Botteghino. Del resto Fassino, con una intervista su Repubblica proprio ieri, aveva denunciato: «Subiamo un'aggressione che punta a colpire il nostro ruolo e la nostra forza elettorale, con un gioco ormai scoperto. Non passa giorno che non ci sia un Parisi, un Mastella, un Occhetto o un Bertinotti che ci attacca sperando di lucrare qualche voto». Si era dimenticato di citare Antonio Di Pietro, che infatti, puntuale, si fa sentire e chiede un'autocritica a Margherita e Ds, in particolare a Fassino e Luciano Violante, sulla questione morale. Parole che vengono definite dal capo ufficio stampa della Quercia, Giovannetti, «confuse, offensive e sconcertanti», pronunciate solo per ottenere «qualche voto in più alle primarie». I Ds sembrano un cinghiale attorniato, braccato con tanti lupi che girano attorno in attesa che sgorghi la prima goccia di sangue per azzannare. Nell'infuocata estate la Margherita getta altra benzina. Con una nota ufficiale, ripropone le forti perplessità sulle scalate Antonveneta e Bnl: «Affiora ogni giorno di più l'ampiezza dell'organizzazione che in violazione delle regole del mercato ha riguardato le recenti scalate bancarie. Spicca il rovinoso concerto assicurato, in spregio del suo mandato, dal Governatore della B

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