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SI anima il dibattito nella base di An.

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Basta leggere ciò che scrive Ettore, che dopo un «io no» con il quale risponde a chi dice «io sto con Fini», più avanti argomenta: «Preoccupante questa mancanza di dialogo all'interno di An. Chi critica il capo viene mandato al confino...Fini chiede democraticità all'interno della Cdl,mentre impone una dittatura all'interno di An...che uomo curioso....». Ed è proprio il partito unico a suscitare dubbi in altri militanti: «Fini — nota Maasaw — va per la sua strada, non ascolta nulla e nessuno (parlo dell'elettorato), ma dove va? Credo sia abbastanza chiaro che vuole il partito unico della destra per diluire in questo pentolone ogni particolarismo proprio della nostra identità, e per proporsi come capo del minestrone che si dovrà formare». «Comunque la cosa che più mi colpisce è: non sappiamo dove ci vuole portare, sì, dice qualcosa ma è generico, non c'è nulla di chiaro. Io sinceramente sono un po' smarrito, un tempo recente mi vantavo di esprimere opinioni e valutazioni che puntualmente venivano ripetute da Gianfranco Fini, eravamo in sintonia perfetta. Adesso questo non accade più». «Vorrei che Fini — conclude Maasaw — esprimesse chiaramente il suo disegno politico, come facciamo a votare per un partito che non sappiamo dove vuole andare a parare? Credo che così continuando molti voti An evaporeranno verso chi parla, e parla chiaramente, senza fare la Sfinge». Altri, poco entusiasti nei confronti di Fini, in questa occasione scelgono invece di stare dalla parte del leader: «Fini — scrive Adrian — non mi piace da quando è al governo. Ma quanto sucesso ultimamente ad opera dei tre dissidenti è inconcepibile e sbagliato». «Fiammazzurra» invece elenca i meriti avuti da Fini nell'evoluzione della destra, anche se invita a non «perdere di vista i valori fondamentali su cui si basa lo stesso partito». Ma c'è anche chi avanza l'ipotesi del complotto e dell'agguato dietro quanto successo al bar. A prendere la parola è Enricoan: «Mi è poco chiara questa vicenda, non vorrei che i tre amici al bar si fossero volutamente smarcati dal gruppo dirigente che preparerà la corsa per le elezioni». «Ho troppa stima negli uomini per credere che tre parlamentari di lungo corso possano, vicino ai palazzi del potere, fare un discorso an plain air senza pensare agli avventori tipici di quei bar che sono: turisti (ben identificabili), dipendenti della Camera, parlamentari o giornalisti. Torno all'analisi; i tre così facendo saranno ben pronti qualora le elezioni dovessero andare male. Qualora invece si vincesse, un incarico da sottosegretario o in qualche commissione lo rimedieranno comunque». Ma c'è anche chi è disorientato, come Larry: «Sono bastati quindici giorni per far saltare in aria il tappo della fragile tregua. Mai avrei immaginato che in An fosse così potente la tendenza autodistruttiva. Il 28 ci sarà l'ultima sfida, forse il defintivo regolamento di conti. Resisterà An a tanto travaglio o si sfalderà in polvere? Incredulo assisto alla triste agonia di un sogno».

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