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«Le primarie? Faticose, ne avrei fatto a meno»

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Costretto dai dissidi interni all'Unione a rimettersi in gioco, conferma lo «stop» sulla Rai

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Si capisce subito che le primarie se le sarebbe risparmiate volentieri. «Non è esibizionismo e nemmeno una questione di comodo. Le primarie sono una fatica terribile. È una misurazione di fronte alla gente che va avanti per mesi e mesi ed è una fatica anche fisica che mi sarei risparmiato volentieri. Ma c'è bisogno di una leadership chiara e di un governo, di centrodestra o di centrosinistra, che duri cinque anni». Per questo, sottolinea, «mi sono rimesso in gioco: io, la mia vita e la candidatura». Insomma, la frattura con Rutelli e il fallimento della lista unitaria con il suo nome gli brucia ancora e si vede. Però pare certo di vincere, nonostante aggiunga che «le primarie saranno aperte e vere e riserveranno sorprese interessanti». E il comitato «per Prodi presidente» sarà proprio il 28 luglio a Reggio Emilia per lanciare la sua campagna. Sull'Iraq Prodi sembra fiducioso di sciogliere il nodo e di arrivare a giovedì (infatti dopo varie discussioni e liti il centrosinistra riesce a non spaccarsi per un soffio), quando la Camera voterà il rifinanziamento di Antica Babilonia, con una posizione comune di tutta l'Unione. La base di questa intesa riprenderà le considerazioni svolte dal Professore l'11 luglio scorso e apprezzate da tutti i segretari della coalizione: no alla guerra e alla missione italiana, sì ad accelerare il ritiro delle truppe impegnate a Nassiriya, coinvolgimento dell'Italia nella fase di ricostruzione. Sembra questo, dunque, il punto di caduta della mediazione tra i riformisti e l'ala radicale. Quindi le divisioni rimangono e sono la spina nel fianco del Professore. Per quanto riguarda la Ue invece Prodi definisce la maggioranza «antieuropeista» ed è convinto della necessità di seguire la strada dell'Europa a due velocità. «Non è che la voglio, ritengo che si debba riprendere il cammino dopo quanto è successo (i referendum in Francia e Olanda sulla Costituzione Ue, ndr) e penso che il fatto che alcuni paesi facciano qualcosa di più in comune sarà una via obbligata». Poi torna su Fazio, affermando che anche il mandato del governatore della Banca d'Italia debba essere a termine. «Non esiste al mondo alcuna carica istituzionale che non abbia un termine», spiega da prof. Quando gli sottopongono la scelta tra Blair e Zapatero, appare leggermente imbarazzato. «Sono fortemente critico con il concetto di Europa che arriva dalla Gran Bretagna. Zapatero, invece, non si è completamente esposto, ma appare allineato alla tradizione alla quale io sono legato». Però aggiunge di essere «interessato al rinnovamento della società» messo in atto da Blair. «Nutro un'attenzione positiva», afferma. Il suo pallino però sono ancora le elezioni anticipate e su questo terreno attacca la maggioranza. «Sarebbe stato bene farle in primavera», dice. Infatti per lui al voto bisognava andare già dopo le regionali «perchè ogni giorno che passa è un danno al paese. Ma queste decisioni le prende la maggioranza ed è difficile che accettino elezioni anticipate per il bene del paese». Non manca un «Prodi pensiero» sui cattolici in politica. «Io sono un cattolico e un laico. Dico questo perchè ho sempre ritenuto che un cattolico in politica debba obbedire ad alcuni principi ma ha una responsabilità di tradurli autonomamente». E lui, cattolico in politica quale è, dice di avere un modello da seguire, quello di Alcide De Gasperi». Immancabile il riferimento alla bufera scatenata in An dalle «chiacchiere da bar» di la Russa, Matteoli e Gasparri. «Nella mia pur breve vita politica ho imparato però che al bar come alla toilette è meglio non alzare la voce». E la Rai? Prodi sembra non avere fretta, perché ripropone nuovamente la necessità di «arrivare ad un accordo» su presidente e dg, altrimenti non se ne fa nulla. Insomma, nessuna volontà di uscire dall'impasse. O forse già si sta pensando a spianare la strada per il vero presidente che arrive

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