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Fini «spaccatutto», An riparte dai suoi uomini

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Ieri il nuovo organigramma, al comando un manipolo di fedelissimi per spazzare via le correnti

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Una lucida riflessione che ha poi portato a decisioni velocissime. Lunedì l'azzeramento dei vertici, ieri il nuovo organigramma. L'obiettivo del vicepremier è arrivare alla direzione nazionale di fine luglio, ma anche all'Assemblea nazionale di ottobre e alle elezioni politiche della primavera del 2006 con in mano le redini del partito. In modo da far mancare alle tanto vituperate correnti l'acqua in cui tramare per indebolirlo; e farne quindi un leader sotto tutela per tutti gli ultimi mesi della legislatura. L'indignazione dell'onta subita da Gasparri, La Russa e Matteoli sembra dunque a questo punto il pretesto (o forse più che altro l'imprevedibile causa scatenante) per un processo di bonifica del partito che consenta a Fini di forzare i tempi del percorso verso il partito unico dei moderati e verso un suo più plausibile ruolo di futuro premier in quell'ambito. In questo senso l'operazione rischia tra l'altro di essere molto pericolosa anche per Gianni Alemanno e Francesco Storace. E difatti non a caso i due leader della Destra sociale oscillano fra la solidarietà verso il loro presidente e il timore che il partito stia per essere commissariato d'imperio. In questo senso va tra l'altro sottolineato come circoli da qualche giorno l'indiscrezione secondo cui a Storace e Alemanno sarebbe giunto il suggerimento di lavorare per una scissione che copra il fronte destro dell'elettorato (oggi occupato più o meno felicemente da Alessandra Mussolini) nel momento stesso in cui Fini traghetta il grosso del partito dentro il nuovo soggetto unitario del centrodestra. Questa ricostruzione di una recente riunione dei vertici di An compare sul sito dell'ex presidente della Regione Lazio. E ovviamente potrebbe benissimo essere un modo per attribuire al leader la machiavellica ideazione di un progetto tattico che in realtà è tutto nella mente di chi lo denuncia. Nel corso di tutta la giornata si sono susseguite diverse riunioni per fare il punto sul nuovo quadro. Nel pomeriggio, prima di partire per Palermo e partecipare alla manifestazione in memoria di Paolo Borsellino, a quanto si apprende il ministro Gianni Alemanno avrebbe ospitato nel suo studio Ignazio La Russa e Italo Bocchino. Secondo le stesse fonti, durante la riunione sarebbe stato manifestato sconcerto, in particolare per due delle decisioni assunte da Fini. In Lombardia, avrebbe lamentato La Russa, ha dell'incredibile nominare Cristina Muscardini dopo il suo mezzo flop alle ultime europee: da capogruppo uscente al Parlamento europeo, ha ottenuto appena 20mila voti. Cifra assai lontana dagli 80mila voti raggranellati dal fratello di Ignazio La Russa, Romano. Anche Alemanno, secondo le stesse fonti, si sarebbe dispiaciuto della rimozione di Alfredo Mantovano dalla guida del partito pugliese in favore di Adriana Poli Bortone. Alcuni osservatori sospettano che dietro questa scelta vi sia uno strascico polemico tra il vice premier e il cattolicissimo ex magistrato dopo le polemiche per il referendum sulla procreazione assistita. Bocche cucite da parte dei diretti interessati, che smentiscono anche di aver partecipato alla riunione da Alemanno. Ma le traversie di queste ore non hanno fatto loro perdere il gusto della battuta: all'ora di pranzo, appena fuori da Montecitorio, in attesa di essere ripreso dalle telecamere per un commento sulla riforma della giustizia, La Russa ammonisce simpaticamente i presenti: «Mi raccomando, domande solo sulla giustizia, non su An. Noi di Alleanza Nazionale ne parliamo solo al bar...». Qualche minuto dopo è il turno di Gasparri a ironizzare. «Leggo qui - esclama ridendo con il cellulare in mano dove compare una news dell'Ansa - che in Iraq sono stati uccisi tre politici sunniti che stavano collaborando con la stesura della nuova costituzione... Proprio tre... E noi che ci lamentiamo...

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