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Un miliardo in mano ai tre bravi ragazzi

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Coppola, Ricucci e Statuto escono insieme a Caltagirone da Bnl con una maxi-plusvalenza

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Da ieri Stefano Ricucci, Danilo Coppola e Giuseppe Statuto hanno a disposizione, gratis o quasi, qualcosa come 700 milioni di euro piovuti dal cielo. Anzi, piovuti da via Veneto. Perché, milione di euro più, milione di euro meno, a tanto ammonta la plusvalenza realizzata dai tre con la scalata alla Banca nazionale del Lavoro da cui ieri sono usciti lasciando via libera all'Unipol di Giovanni Consorte che se la vedrà con gli spagnoli (già intenzionati ad arrendersi). Settecento milioni di plusvlenza, cui possono aggiungersi altri per arrivare a un miliardo buono di euro se si tiene conto del ricco guadagno realizzato anche da Francesco Gaetano Caltagirone. Cifre da segnarsi sul taccuino e tirare fuori fra qualche mese. Tanto per non rileggere la solfa dei «Ma questi qui da dove vengono? Dove hanno fatto i soldi? Chi c'è alle loro spalle?». Ieri Caltagirone, Ricucci, Coppola e Statuto hanno portato a casa qualcosa come un miliardo e mezzo di euro di cui circa un miliardo di puro guadagno, ed è la risposta più lampante alle mille inutili polemiche di questi mesi. Complessivamente per tutti i partecipanti al contropatto le plusvalenze ammontano a 2,25 miliardi di euro, e raramente in questi anni si è vista una partita finanziaria dai risultati più brillanti. La plusvalenza dichiarata da Ricucci ammonta a 210 milioni di euro, quella resa pubblica da Coppola a 230 milioni di euro. Cifre simili per Statuto e Caltagirone. Un solo commento ufficiale da parte della cordata. Ed è stato quello di Coppola: «Sono soddisfatto anche perchè ho raggiunto l'obiettivo che mi ero prefissato di affidare la mia quota ad una cordata italiana. Ironicamente devo dire a chi aveva definito la nostra partecipazione al primo cda di Bnl come il primo giorno di scuola che abbiamo imparato subito la lezione. E abbiamo mandato a casa chi doveva andare a casa». Quel che è certo è che tutti questi soldi sono piovuti da via Veneto, ma non sembrano destinati a fare la dolce vita. Sarà per questo che da ieri mattina è iniziato il vero terremoto nella finanza italiana. Perché quella montagna di euro ha già preso una strada quasi sicura: quella della cosiddetta «galassia del Nord», formata dalle tre grandi potenze del mondo finanziario italiano: Mediobanca, Rcs e Generali. I tre "santuari" dove da anni siede il vecchio salotto buono della finanza, che adesso ha capito davvero di essere sotto il tiro dei «tre bravi ragazzi» del mattone romano. Le munizioni trovate in Bnl ieri hanno fatto correre un brivido gelato sulla schiena di molti importanti finanzieri di Milano. E anche dalle parti del Corriere della Sera ieri notte il sonno è stato difficile da prendere. In ogni salotto della ex capitale morale del Paese si discuteva di Ricucci e perfio della sua Anna. «Ma la Falchi pensa davvero di fare l'editrice?», si chiedeva una delle più importanti pr di Milano al telefono con un noto giornalista, «... Ma no, dai... Io credo che voglia solo occuparsi di film, magari continuare a fare la produttrice. Del Corriere non si curerà...». La sola notizia dell'arrivo degli sghei, e Milano sembra già essersi arresa. Il Corriere si sente davvero preda principale. E d'altra parte Ricucci ha appena fatto qalche giorno fa la promessa di salire entro poco tempo al 29,9% di Rcs. Ora il finanziere potrà aggiungere alle sue munizioni gli oltre 400 milioni derivanti dalla liquidazione della sua quota in Bnl. Una somma che, ai valori attuali, corrisponde a una quota del 9,3% circa di Rcs. Ma non finisce lì. Perché le plusvalenze trovate ieri genereranno nuovi finanziamenti e nuova attenzione da parte del sistema bancario e anche altri obiettivi a questo punto diventano a portata di mano. Coppola si è già posizionato su Mediobanca con una quota appena superiore al due per cento che lo rende azionista più rilevante di Fiat e altri ospiti nobili del salotto di piazzetta Cuccia. Il titolo della banca d'affari da tempo viaggia sui massimi storici e ha vissuto nell'ultimo periodo sedute di Borsa incandescen

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