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Per un giorno tribunali deserti

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Il quarto sciopero dei magistrati contro la riforma dell'ordinamento giudiziario ha fatto fermare ieri per un giorno la giustizia. L'adesione alla protesta è stata dell'85 per cento secondo l'Associazione nazionale magistrati che l'ha indetta; un pò meno, secondo il ministero della Giustizia che attesta la partecipazione delle toghe al 70 per cento. Un risultato forse inaspettato, visto che stavolta la protesta è caduta in piena estate e che fa parlare il sindacato delle toghe di «sciopero pienamente riuscito». Tante anche stavolta le polemiche politiche sullo sciopero: il ministro per le Riforme Roberto Calderoli ha presentato, come aveva annunciato nei giorni scorsi, un esposto alla procura di Roma; mentre il Guardasigilli Roberto Castelli, pur riconoscendo la legittimità dello sciopero dei magistrati, vede il rischio che sia trasformato in arma da «lotta politica» contro il Parlamento. Pronta la replica delle toghe ai due esponenti del governo leghisti: il nostro sciopero è legittimo e non è politico. Esultano i vertici del sindacato delle toghe nella conferenza stampa convocata per illustrare i dati della protesta. Numeri che parlano di un'adesione in linea e in certi casi addirittura superiore a quella dei precedenti scioperi. Percentuali «altissime» si sono registrate nei distretti più importanti: a Milano ha aderito l'84% dei magistrati, a Roma e Firenze l'83%, a Napoli l'80%, a Palermo 82%. La punta più alta della protesta si è avuta a Catania (89%) e a Cagliari (87%). Tanti anche i capi degli uffici giudiziari che hanno incrociato le braccia: 170, 50 in più dell'ultima protesta. E lo sciopero è entrato persino nel ministero della Giustizia: in uno dei suoi uffici più delicati, l'Ispettorato di via Arenula, si sono astenuti dal lavoro sei magistrati su 15. Blocco anche al Csm, dove hanno aderito alla protesta tutti i magistrati dell'Ufficio Studi e della segreteria salvo il segretario generale e il suo vice per «ragioni istituzionali». E all'Anm è giunta anche l'adesione ideale alla protesta dei consiglieri togati del Csm. Secondo i conti di via Arenula la partecipazione allo sciopero è stata inferiore: pari a circa il 70 per cento; per l'esattezza i giudici hanno aderito nella misura del 66% i pm del 69% . Ma il sindacato delle toghe non accetta la guerra di cifre e con il suo presidente Ciro Riviezzo sottolinea che «anche le cifre del ministero della Giustizia dimostrano che c'è stata un'adesione massiccia al nostro sciopero». Una toga ripiegata su una sedia vuota: questa l'immagine scelta dai magistrati della capitale a simbolo della loro protesta. A Roma l'adesione allo sciopero è stata tra le più significative: hanno aderito i vertici dei più importanti uffici giudiziari e in procura l'89 per cento dei pm. E l'intervento del presidente del tribunale Luigi Scotti contro la riforma nell'assemblea delle toghe romane è stato ha ricevuto una vera e propria ovazione. A Genova i magistrati hanno fatto per un giorno volantinaggio per spiegare il loro no alla riforma. A Bari hanno rivolto insieme con gli avvocati un appello ai presidenti di Camera e Senato. A Palermo il gesto più estremo: un giudice Roberto Murgia contro la riforma ha iniziato anche lo sciopero della fame.

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