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Riecco Caselli, e si spacca anche il Csm

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Guerra per il procuratore nazionale antimafia. Stessi voti per il magistrato del caso Andreotti e Grasso

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La Commissione per gli incarichi direttivi di Palazzo dei Marescialli ha proposto due candidati, dividendosi esattamente a metà: il procuratore generale di Torino, Giancarlo Caselli, e il procuratore di Palermo, Piero Grasso. A ciascuno di loro sono andati tre voti. In dettaglio, per Caselli hanno offerto il voto il presidente della Commissione, Francesco Menditto, togato di Magistratura Democratica (corrente in cui milita lo stesso Caselli); il laico dei Ds Luigi Berlinguer; il consigliere, Giuseppe Fici, del Movimento per la Giustizia (gruppo cui fa riferimento, invece, Grasso). Per il titolare della procura di Palermo hanno detto sì, invece, il laico di An, Nicola Luccico; il consigliere di Magistratura indipendente, Giovanni Mammone; il togato di Unità per la Costituzione, Wladimiro De Nunzio. In sostanza, fumata bianca per il nuovo procuratore Antimafia, incarico attualmente ricoperto da Pieluigi Vigna. Adesso la palla passa al ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che dovrà esprimere il suo parere sui due candidati. Solo dopo questo passaggio, riprenderà il gioco il plenum del Csm. Che nel pronunciarsi dovrà scegliere definitivamente tra Caselli e Grasso. Tuttavia, le carte possono rimescolarsi. Infatti, tutto potrebbe essere rimesso in discussione se nel frattempo venisse approvata in via definitiva e promulgata la riforma dell'ordinamento giudiziario, al momento all'esame della Camera. Con l'emendamento Bobbio introdotto dal Senato, infatti, Caselli si troverebbe la strada sbarrata: la norma stabilisce che gli incarichi direttivi non possono essere assegnati a magistrati che abbiano compiuto i 66 anni. Dunque, si riparte con un testa a testa tra due protagonisti della procura di Palermo, ma provenienti da "scuole" diverse, se così si può dire. Caselli, infatti, da giudice istruttore a Torino, per un decennio ha condotto inchieste su Prima Linea e le Brigate Rosse, prima d'approdare a quelle di mafia. Come dire una "scuola" con un taglio più "politico". A Palermo, Caselli assume la guida della procura dal 1993 al 1999, negli anni successivi alle uccisioni di Falcone e Borsellino. E tra le inchieste avviate, spesso accompagnate da aspre polemiche per i risultati raggiunti, quella sul senatore a vita Giulio Andreotti nel marzo 1993 e per la quale lo stesso Caselli ha firmato la richiesta di autorizzazione a procedere. Adesso, l'ex procuratore di Palermo ritorna alla ribalta come probabile successore di Vigna. Grasso, che s'è sempre mosso con i piedi di piombo data la sua esperienza, arriva a capo della procura palermitana nell'agosto del 1999. Nessuno dei due candidati potrebbe fare affidamento sul voto del vice presidente del Csm, Virginio Rognoni, visto che in occasioni analoghe il numero due di Palazzo dei marescialli si è sempre astenuto. Resta incerto quando il plenum discuterà della nomina.

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