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Presidente Rai, Mieli prende quota

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Amico di Veltroni e Rutelli, nemico di D'Alema e del Professore. Tocca a Casini convincere il Cav

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Come scritto ieri su queste colonne, è infatti il direttore del Corriere della Sera, il nome su cui potrebbero convergere i voti di entrambi gli schieramenti nella votazione in Vigilanza, anche se la proposta arriva per ora solo dalla Margherita. Non è la prima volta ch si parla di Mieli. Prima di Lucia Annunziata, nel febbraio 2003, era stato designato proprio lui come presidente «di garanzia» del precedente consiglio di amminitrazione di viale Mazzini. Insomma, un pensierino sulla Rai, il marito di Bambi Parodi lo ha fatto da tempo. E stavolta potrebbe essere proprio il momento adatto, visto che per uscire dall'impasse, prima o poi bisognerà venire a patti. «La legge è strutturata in maniera tale che ci deve essere una candidatura bipartisan - è il parere del ministro Mario Landolfi su quanto pubblicato da Il Tempo - Ed io penso un gran bene di una candidatura bipartisan. Paolo Mieli? Naturalmente è un ottimo nome». Se invece il consigliere di amministrazione in quota Margherita Nino Rizzo Nervo, prudentemente, frena («Aspettiamo la votazione su Malgara, poi vedremo»), secondo l'ex ministro di An Maurizio Gasparri «il governo ha il dovere di applicare, con correttezza, la legge Gasparri, che prevede un quorum dei due terzi per la conferma dell'indicazione del presidente in commissione di vigilanza. Per ottenere il quorum, bisogna evitare due errori: l'ostruzionismo a qualsiasi costo, da parte della minoranza, e la tentazione d'imporre nomi da parte della maggioranza». Quindi secondo Gasparri, «i nomi proposti, prima quello di Monorchio, poi quello di Malgara, sono nomi degnissimi ed entrambi nella condizione di poter fare il presidente della Rai. Tuttavia io credo che il modo corretto sia quello di avanzare pubblicamente, non al telefono, di nascosto, una rosa di nomi per poi lasciare alla minoranza il diritto di scegliere all'interno della rosa». E in questa rosa di nomi, Paolo Mieli sicuramente potrebbe essere il favorito a ottenere i due terzi. Questo anche se Mieli, pur essendo «trasversale» non è certamente amato da tutti. Compagno di classe del fratello di Gasparri e amico fraterno del sindaco Walter Veltroni, Mieli il «terzista», frequenta il vicepresidente del Consiglio Giulio Tremonti, ma è da tempo nemico giurato di Massimo D'Alema. Se poi è legatissimo a Francesco Rutelli (ieri ampiamente intervistato proprio dal Corrierone, peraltro per difendere il patto di sindacato Rcs contro Ricucci), non è assolutamente stimato da Romano Prodi. E infine se è gradito al presidente della Camera Casini (che già gli offrì quella poltrona) non convince del tutto Silvio Berlusconi, che per trovare una via d'uscita e archiviare finalmente il caso Rai, potrebbe approvare il suo nome bipartisan. Ad una consizione però: Casini deve promettere di frenare le intemperanze del consigliere Staderini. Nel frattempo, telefonate, trattative e accordi vanno avanti e in attesa di martedì il ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi invierà «in tempo utile» il parere al Cda della Rai («che lo ha chiesto a me a Siniscalco») sulla vicenda della nomina del presidente della Rai. Landolfi si è anche pronunciato sulla sorte di Giulio Malgara, indicato dal Tesoro, qualora non passasse l'esame della Vigilanza all'inizio della prossima settimana. «Ho già detto che a mio avviso che il consigliere indicato dal Tesoro per fare il presidente - ha spiegato - qualora non ottenga la prevista maggioranza dei due terzi della Vigilanza non possa restare come consigliere». Quindi se Malgara verrà bocciato, toccherà di nuovo al «reggente» Curzi lo scettro. E in questo caso solo Paolo Mieli (o il ripescaggio di Claudio Petruccioli), potrebbe rappresentare una via d'uscita.

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