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«Basta tentennare, Fassino decida»

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Marco Rizzo dei Comunisti Italiani regala una battuta all'annuncio di Berlusconi del ritiro di 300 soldati italiani dall'Iraq da settembre. Ma boccia le dichiarazioni del premier sulla prosecuzione della missione. Onorevole, le bombe di Londra hanno anche scosso l'Unione di Prodi. Il Professore, dice no alla rifinanziamento della missione in Iraq per «fregare» spazi a Bertinotti e alla sinistra radicale, i Ds non sanno da che parte stare. La Margherita è sempre più ferma sull'astensione. Così come l'Udeur di Mastella. Insomma, siamo già in campagna elettorale? «Credo che sul no alla rifinanziamento della missione italiana in Iraq ci sarà unità e il voto contrario da parte di tutti». È davvero convinto che voteranno tutti per il no? Anche la Margherita e i Ds? «L'inefficacia della nostra missione è sotto gli occhi di tutti. Il terrorismo è sbarcato in Europa, prima Madrid, poi Londra e speriamo che non dobbiamo farci i conti anche noi in Italia». Secondo lei, non è ora di rimettere finalmente ordine nel centrosinistra? Perché non dite una volta per tutte come la pensate? «I passaggi unitari sono fatti concreti che si dimostrano in Parlamento. Nelle risoluzioni parlamentari il centrosinistra ha chiesto il ritiro e speriamo che questa posizione sia confermata da parte di tutte le forze». La Margherita ha subito espresso solidarietà a Blair, senza se e senza ma. I Ds avrebbero voluto ma non hanno potuto, per non scoprirsi troppo e lasciare campi di manovra alle truppe radicali bertinottiane. Bertinotti ha offerto la sua solidarietà al premier inglese. I comunisti italiani non si sono tirati indietro. Dica la verità, non sarebbe stato più opportuno mostrare un'unità senza distinzioni? «Sono d'accordo con lei. Comunque ci accontentiamo delle condanne al terrorismo e alla guerra». Intanto i primi italiani dovrebbero tornare a casa. Siete spiazzati? «Siamo sempre convinti del ritiro immediato delle nostre truppe. L'unica scelta possibile è quella di Zapatero. È una scelta politica, sui tempi è ovvio che deve essere garantita la sicurezza dei nostri uomini in Iraq. Ecco, credo che in venti giorni al massimo i militari italiani potrebbero essere a casa. Ma la scelta politica deve essere immediata». Lunedì al vertice dell'Unione si discuterà sulle regole per le primarie, questa "torre di Babele" non rischia di condizionare il confronto all'interno della colazione? «Spero proprio di no». Siete sempre convinti che le primarie non servano? «Non hanno senso. I partiti hanno scelto Prodi come leader. Serviranno agli altri candidati a misurare la loro influenza. Le primarie non devono trasformarsi in qualcosa di peggio, non devono essere l'uso strumentale per rastrellare voti». I rapporti all'interno dell'Unione rischiano di incrinarsi di nuovo. «Spero di no. Ci sono temi sui quali abbiamo posizioni diverse, ma dobbiamo lavorare per unirci e non dividerci».

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