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Berlusconi «tira le orecchie» a Bossi

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Il Cavaliere: «Nella globalizzazione l'Europa è essenziale come faro di civiltà e per mantenere la pace»

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A due giorni dal raduno di Pontida e dopo essere stato in religioso silenzio, ieri il Presidente del Cosiglio ha voluto chiarire che l'Italia resta fedelmente e senza nessun dubbio «europeista». In realtà, nelle parole del premier non c'è stato un vero e proprio strappo con quello che resta, comunque, il suo più fedele alleato. Come spesso accade Berlusconi, da bravo papà, ha dato una sculacciata al suo figlio più indisciplinato: Umberto «Pierino» Bossi. Lo ha fatto nel corso del suo intervento per l'inaugurazione dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare di Parma che, ha confessato, lo ha obbligato a mettere in campo tutte le sue doti da playboy. «Durante il negoziato per l'assegnazione - ha detto - ebbi a fare la corte alla presidente della Finlandia». Poi, davanti al presidente della Commissione europea Barroso il premier ha ricordato che «All'interno della globalizzazione l'Unione europea è essenziale come faro di civiltà per il mantenimento della sicurezza e della pace nel mondo». «Dobbiamo andare avanti - ha esortato Berlusconi - verso la nostra grande patria: siamo tutti italiani, come negli altri paesi sono francesi, tedeschi, olandesi...». Il presidente del Consiglio si è quindi detto ottimista circa la possibilità che la Costituzione europea, nonostante il no ai referendum di Francia ed Olanda, alla fine vedrà la luce. «Credo che sia una battuta d'arresto - ha detto -, ma il tragitto dell'Europa continua». Anche per quanto riguarda il bilancio dell'Unione poi si è detto convinto che «avendo a disposizione un anno di tempo si potrà trovare un accordo tra i 25». Poi, come se a Bossi e ai leghisti, non fossero già fischiate abbastanza le orecchie, il premier ha «affondato» deciso la lama. Berlusconi ha precisato che «è giusto fare delle critiche all'Europa, ad esempio per l'eccessiva burocrazia e per le troppe regole, ma l'Unione europea resta essenziale per il mantenimento della pace e della sicurezza nel mondo». Quindi ha aperto il capitolo euro. «Sono cose - ha detto riferendosi all'euroscetticismo - che riguardano una minoranza sia qui che in altri paesi europei. Penso che non si possa uscire dall'Euro perché non è possibile e non è conveniente. Maastricht è stata un bene perché ha contribuito a contenere le spese dell'Italia e di altri paesi, ma deve essere interpretata con una certa elasticità connessa alla situazione economica». Tuttavia, ha proseguito, si potrebbe «valutare la possibilità di avere una politica economica europea». Attualmente, infatti, ha concluso Berlusconi, «la Banca centrale europea si limita a combattere l'inflazione». Durante la conferenza stampa congiunta con Barroso, alla domanda su come si conciliasse l'europeismo italiano con la manifestazione del Carroccio a Pontida, il Cavaliere ha risposto: «Sappiamo che la Lega è un partito territoriale che si occupa di interessi territoriali e fa sentire da sempre la sua voce su questa posizione. Ma nella maggioranza non è mai intervenuta per ostacolare la politica europea del governo e continuerà così». Insomma, ricapitolando, la Lega è: un partito territoriale, una minoranza euroscettica e può stracciarsi le vesti quanto vuole tanto l'Ue rimarrà sempre una priorità della politica italiana. Se poi Bossi dovesse pensare di rompere le scatole anche su un possibile ingresso della Turchia nella Ue, Berlusconi mette le mani avanti. «Mi auguro che la Turchia possa entrare nell'Unione europea in quanto partner importante per la sua posizione geostrategica tra Europa e mondo mussulmano». «Un paese mussulmano - ha detto - che possa essere democratico e possa collaborare con l'Occidente, che possa essere salutare per i nostri figli. Mi auguro che i popoli francese e tedesco che ora sono contrari, possano cambiare opinione e accettare la Turchia come paese europeo». In fondo, in fondo, anche se non l'ha detto, Berlusconi spera che anche la Lega possa cambiare idea.

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