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Quattro anni fa la prima consultazione

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Fu lì, che, nell'aprile 2004, si svolsero le prime primarie della storia italiana. Primarie vere, popolari, per dirla con Romano Prodi. Votarono in 1248 dando piena attuazione ad un articolo dello statuto comunale datato 1999. Poi fu la volta di Alpignano, 17.000 abitanti alle porte di Torino. Giugno 2004 votarono solo 1650 persone e il vincitore fu Gian Luca Pinzi della Margherita che, poi, guarda caso, divenne sindaco della cittadina. Certo, niente a che vedere con il «clamoroso successo» pugliese, ma erano comunque dei precedenti. Poi, appunto, arrivò la Puglia. Quasi 80.000 votanti e una clamorosa sorpresa: Nichi Vendola batte Francesco Boccia. La questione diventa immediatamente politica: come arginare l'avanzata comunista? I più lungimiranti cominciano a pensare in grande: e se Bertinotti dovesse battere Prodi nelle «primarie ufficiali»? Sarà stato forse questo amletico dubbio che ha fatto naufragare le primarie per la leadership del centrosinistra? Sì e no. Sul flop delle primarie, infatti, pesa sicuramente il clamoroso fallimento di Viterbo. Era il 13 febbraio scorso e in molti avevano creduto in questa grande promessa democratica. Si era addirittura mobilitato il 27% della popolazione. Uno contro l'altro armati si contendevano la poltrona di presidente della provincia il diessino fassiniano Enrico Panunzi e il diessino «correntonista» Antonio Filippi. Uno scontro tutto in famiglia, quindi. La paura di perdere ha fatto il resto. Alla vigilia delle primarie Panunzi ha rinunciato alla sua candidatura mandando a monte tutto. Alla fine il candidato (poi vittorioso) è diventato Alessandro Mazzoli, segretario dei Ds. Tra i due litiganti il terzo gode.

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