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Scissione nella Margherita, manca solo l'atto

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Prodi non molla e va all'attacco: «L'assetto della lista autonoma lo si vedrà nei prossimi giorni»

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Ma le voci, in Transatlantico dicono che Prodi e Parisi potrebbero consacrare la separazione dalla Margherita nel corso di un evento organizzato in un teatro (a Roma o a Bologna) il 27 giugno. Insomma, la frattura non si è sanata e la scissione è ormai a un passo. Per l'addio dei prodiani al partito di Francesco Rutelli manca solo l'atto formale, che potrebbe arrivare già oggi o forse lunedì. Ieri si è riunito l'ufficio di presidenza e l'esito del confronto tra le due anime dei Dl è stato disastroso. Le distanze, se possibile, si sono allargate e molti dei partecipanti parlano di conclusione ormai scontata e del fatto che i prodiani cerchino ora solo un pretesto per giustificare la mossa definitiva. Una scissione avrebbe l'effetto di un terremoto e i rutelliani sono pronti alle contromosse: a questo punto, riflettono, si ridiscute la leadership di Romano Prodi, non c'è dubbio. Al termine di quattro ore di riunione si capisce che se una mediazione è stata tentata, il risultato è stato pessimo. Arturo Parisi e Willer Bordon in una riunione rovente chiedono di ridiscutere il tema della lista unitaria dell'Ulivo in una prossima assemblea federale, Rutelli e Franco Marini rispondono di no. «Restano forti divergenze, ma non si è consumata alcuna scissione», dice alla fine gelido Parisi. Un pò tutti i prodiani, nel pomeriggio, ripetono lo stesso leit motiv: c'è ormai una presa d'atto di distanze incolmabili, il processo si è già concluso e si può parlare di un'espulsione da parte di chi ha tradito lo spirito costitutivo del partito. «Prodi ha chiesto come leader più autonomia decisionale, non vuole restare schiavo dei partiti», sottolinea anche il moderato Enzo Bianco, aggiungendo che «Rutelli però pare non abbia volontà in questa direzione». L'intervento di Prodi a Porta a porta, inoltre, galvanizza i più battaglieri, che sottolineano il passaggio in cui il Professore parla dell'indisponibilità a rinunciare al proprio progetto. «Poi - aggiunge il leader del centrosinistra - una lista autonoma, la lista con chi ci sta, l'assetto, lo si vedrà nei prossimi giorni». Il dado insomma è tratto e alcuni degli ulivisti non escludono decisioni definitive già oggi, mentre i più prudenti prendono tempo fino alla direzione dei Dl convocata per lunedì. Che le conclusioni della presidenza non siano state positive, lo confermano anche le poche parole che Rutelli affida ai giornalisti al termine della riunione: «La Margherita conferma tutte le decisioni prese e quindi anche la presentazione della propria lista nel proporzionale. Addolora e preoccupa - precisa il presidente dei Dl - che una componente della Margherita non escluda una scissione. Ci batteremo per scongiurarla perchè sarebbe un fattore di divisione e crisi per tutto il centrosinistra». Ciò significa che anche la sua leadership alla fine verrebbe messa in discussione. Enzo Carra riflette a voce alta: «Non si può vietare a Prodi di fare una lista che prenda voti ai Ds soprattutto, ma un leader di tutti come vuole essere Prodi non può diventarlo solo di una parte». E aggiunge: «Dopo la scissione il problema sarà molto di Fassino, che in passato ha faticato non poco per ridare forza al suo partito». Infatti contendenti aspettano, cercando anche di capire come si muoveranno i Ds. Un importante dirigente rutelliano dell'esecutivo conferma che in caso di un cambio di leadership toccherebbe alla Quercia indicare un nuovo candidato premier. «Ds o non Ds», avrebbe detto Parisi durante l'ufficio di presidenza, resta comunque molto attuale l'ipotesi delle primarie. Ma ieri, nell'assemblea del gruppo al Senato, nessuno ha chiesto la testa del capogruppo, il prodiano Willer Bordon, per evitare che la situazione precipiti. Giu.Cer.

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