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Irap, verso la riduzione in tre anni dal 2006

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Berlusconi annuncia un decreto legge che regolerà il pagamento per il 2005. Escluso il rincaro dell'Iva

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«Domani il governo varerà un decreto legge che regola il pagamento dell'Irap per il 2005 - ha annunciato il premier Berlusconi - c'è infatti la scadenza del 20 giugno che va rispettata. Il governo intende tagliare l'Irap a partire dal 2006 e in tre tranches fino al 2008». Berlusconi poi ha chiarito che per la copertura di questi tagli non si decideranno aumenti di Iva, altre imposte e di tasse sulle rendite finanziarie. L'accordo nella maggioranza è stato raggiunto a tarda notte e non senza discussioni. Infatti si era parlato dell'aumento dell'Iva, cosa che aveva provocato le proteste della Lega al punto che il Carroccio già era pronto a non votare il provvedimento sull'Irap. Il governo intende procedere in due tempi: un primo subito, per un valore di cinque miliardi; un secondo in tre anni per altri 7-8 miliardi. Tra le coperture dell'intera operazione ci sarebbero 3,5 miliardi di tagli alla spesa, altri 3,5 dalla lotta all'evasione, mentre sarebbero previsti altri 3 miliardi di maggiori entrate. Nel vertice si è parlato di deducibilità di un terzo dell'Irap dal costo del lavoro (escluse banche e assicurazioni fino al 2006), dell'aumento compensativo di appena un punto percentuale dell'Iva, evitando di sforbiciare i conti della sanità pubblica pagati dalle Regioni le quali. Il governo, per bocca del ministro dell'Economia Siniscalco, avrebbe avviato «una riflessione» anche sugli oneri impropri (maternità e assegni familiari) che gravano sul costo del lavoro. Si riflette sull'opportunità di spostarli sulla fiscalità generale. L'esclusione degli oneri impropri dovrebbe costare un miliardo. Siniscalco avrebbe anche parlato di un premio di concentrazione per le imprese, uno sconto del 10% sul valore del fatturato complessivo delle aziende escluso il fatturato dell'azienda più grande. Questo provvedimento dovrebbe avere un costo di 120 milioni quest'anno e di 250 nel 2006. Alla fine però le indiscrezioni uscite fuori dai lavori si rivelano più attendibili delle proposte annunciate per le veline. E si racconta di un Berlusconi ante-vertice che fiuta il pantano, intezionato a tirare per la giacchetta il fidato super sottosegretario Gianni Letta e spedirlo in sua vece a rappresentare anima e numeri la difficile equazione Irap: come togliere e dove andare a riprendere le risorse. Un'impresa che richiede il sorriso maliardo di Letta. Alla fine Berlusconi però deve cedere, e il folto plotone di rappresentanti di governo ed enti locali si è composto come da protocollo. Erano presenti il premier, i ministri Siniscalco, Calderoli, Scajola, La Loggia, La Malfa, il vice premier Tremonti, i sottosegretari Letta, Vegas e Bonaiuti. Tra l'altro per i Comuni c'era il sindaco di Roma Veltroni e per le provincie il presidente della Provincia di Roma Gasbarra. Ci sono tutti ma è tutto in alto mare. Lo dice Berlusconi: «Non abbiamo ancora deciso come e se aumentare l'Iva. Abbiamo incontrato gli enti locali dopo un vertice con i ministri competenti proprio per avere spunti, idee per il decreto. E proprio per non avere soluzioni chiuse terremo in assoluta evidenza le vostre indicazioni». Il ministro per le Riforme, il leghista Calderoli, lo avverte: «La Lega è assolutamente contraria e non disponibile a un ipotetico aumento dell'Iva. Una misura contro la quale voteremmo contro». I dubbi dominano. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ne dice uno per tutti: «Non c'è stata chiarita quale sarà la copertura e questo elemento è molto preoccupante. Per questo abbiamo chiesto un nuovo incontro prima della riunione del Cdm». L'Unione chiede «formalmente» che il governo presenti alle Camere il Documento di programmazione economica e finanziaria, Dpef, entro il termine stabilito dalla legge, «vale a dire il 30 di giugno» e che contestualmente si valuti il taglio dell'Irap. E anche se Berlusconi dice che presen

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