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Berlusconi, nella Ue troppa burocrazia

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Il Cavaliere convinto che ci sia bisogno di un «ripensamento della macchina comunitaria»

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Silvio Berlusconi non ha dubbi: la strada da percorrere per superare l'impasse generata anche dal doppio «no» referendario alla carta Ue è necessario uno snellimento della burocrazia europea, che oltre ad aver allontanato i cittadini dall'ideale comunitario ha ostacolato il rilancio di un'economia ormai in «stagnazione». Ciò non significa, precisa però il premier, mettere in discussione i «valori» fondanti dell'Ue e nemmeno che l'Italia debba indire un referendum sul trattato di Roma, visto che in proposito il paese «ha già deciso». Nel giorno dei festeggiamenti per il 2 giugno, il presidente del Consiglio interviene sui temi europei, ma risponde anche alle preoccupazioni di Bruxelles sui conti pubblici italiani. Proprio poche ore prima che fonti Ue indicassero l'imminente apertura di una procedura per deficit eccessivo contro l'Italia. Il premier ritiene che una «manovra-bis» non sia necessaria. «È una domanda che dovete porre al ministro Siniscalco, il quale non esprime preoccupazione», spiega ai cronisti a margine della parata dei Fori Imperiali. Ma, aggiunge Berlusconi, «io non credo serva una manovra bis» anche perchè, spiega, «i paesi che hanno una situazione economica difficile, o che la hanno avuta in passato, sono più di uno», fra questi vi sono quelli «più importanti» e nei loro confronti «non c'è stata nessuna penalizzazione da parte dell'Unione». Il motivo, secondo il presidente del Consiglio, è semplice: «Certi andamenti dell'economia non sono ascrivibili alla conduzione del singolo Paese», ma semmai «a fenomeni antichi e a una situazione generale». Ma è sul nuovo colpo dato dal referendum olandese alla Carta Ue, dopo la bocciatura francese, che il premier, dopo aver sostenuto di condividere la relazione del governatore Fazio sullo stato dell'economia, concentra le sue dichiarazioni. Prima, a margine della cerimonia in onore del milite ignoto (dove Berlusconi arriva a piedi salutando e stringendo mani dei numerosi cittadini assiepati dietro le transenne), il premier spiega che «ad oggi non c'è nessuno che abbia una risposta definitiva» per uscire dall'impasse sulla costituzione Ue. Poco dopo, al termine della parata, il presidente torna sull'argomento e avanza qualche proposta. «Il Consiglio europeo di metà giugno - è il ragionamento di Berlusconi - dovrà approfondire la situazione e prendere delle decisioni, magari anche con dei ripensamenti su certi aspetti della burocrazia europea». Un'ipotesi, quest'ultima, che non significa abbandonare i «valori» della «pace e della sicurezza» che - spiega il premier assediato dai giornalisti - l'Ue «ci garantisce da oltre mezzo secolo» ed in cui «dobbiamo credere». Ma non vuol dire neanche che non si possa migliorare il suo funzionamento. Per Berlusconi, infatti, «si può discutere di certi aspetti», come ad esempio «le troppe leggi, i troppi regolamenti e la troppa burocrazia». Una riflessione, sottolinea, «che credo sia tutto sommato salutare». Una burocrazia, prosegue il premier, che non ha solo influito sui referendum, ma anche sull'economia dell'Ue che è «da rilanciare». Per il premier, infatti, «non è un caso che in tutto il mondo si registri uno sviluppo rilevante, mentre l'Europa è in stagnazione». Oltre all'euro «troppo alto» e alla «concorrenza asiatica», l'economia Ue «soffre» per le «troppe regole». Ecco quindi - è il ragionamento di Berlusconi - la possibilità che i leader Ue prendano in considerazione l'ipotesi di un «ripensamento di certi aspetti dell'organizzazione dell'Ue». Ma ciò non significa riaprire il dibattito interno sulla costituzione europea, magari attraverso un referendum, come chiesto da alcune forze politiche fra cui la Lega. «L'Italia la sua decisione la ha già assunta» nel rispetto di «tutti i dettami» della Costituzione. Prima di lasciare Roma, il premier commenta anche lo stallo sulla nomina dei vertici Rai, attaccando l'opposizione. «Non capisco q

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