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Scajola, il terzo incomodo di FI

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Se un avvicendamento alla leadership di Forza Italia e della Casa delle Libertà ci sarà, non avverrà per un rovesciamento di Berlusconi ma su indicazione dello stesso premier. Così Scajola, neo ministro delle Attività Produttive, si sta dando un gran da fare per crearsi una «truppa» a via dell'Umiltà e per presentarsi a Berlusconi con le carte in regola e ambire alla sua successione. Questo è diventato per lui un pallino fisso - quasi un'ossessione, sostengono dentro Forza Italia -, amplificata anche la recente promozione alla guida di un ministero «pesante». Ma Scajola è consapevole del fatto che in questa corsa non è solo. Anzi, gli stanno davanti di una pista, il neovicepremier Giulio Tremonti, tornato in grande spolvero nel governo e nel pieno delle grazie di Berlusconi, e due mastini della politica di rango: il ministro dell'Interno Pisanu e il presidente del Senato Marcello Pera. Scajola però non è tipo da darsi per vinto prima di aver giocato tutte le sue carte. Tant'è che dato per spacciato quando come ministro dell'Interno era stato costretto alle dimissioni in seguito alle polemiche suscitate dalle sue dichiarazioni sul professore Marco Biagi trucidato dalle Brigate Rosse (lo definì «un rompicoglioni che voleva un contratto di consulenza») dopo aver passato due annni nel Purgatorio del ministero per l'Attuazione del programma, ora ha fatto il gran salto. Scajola è convinto che il dicastero delle Attività Produttive sarà il suo trampolino di lancio. Non è un caso che abbia formato una sorta di corrente all'interno di Forza Italia, secondo una forma mentis da ex democristiano che fa parte del suo Dna. Una cordata formata, secondo quanto va dicendo lui stesso in giro, da circa una quarantina tra deputati e senatori ma che secondo alcuni malevoli del partito, contano meno che zero. Sarebbero parlamentari, dicono sempre i pettegoli, che temono di essere spazzati via alle prossime elezioni e stanno cercando un ombrello sotto cui ripararsi. Tra i fedelissimi di Scajola vanno annoverati Salvatore Cicu e Maria Teresa Armosino, il tesoriere del partito Rocco Crimi, Massimo Berruti, Gabriella Mondello e Giorgio Galvagno. Scajola ritiene di avere i numeri per spiccare il volo. La sua peraltro è stata una carriera folgorante. Cattolico, il ministro ha respirato sin da giovane l'aria della politica democristiana. Il padre Ferdinando, molto legato a Alcide De Gasperi, fu segretario provinciale della Dc e sindaco d'Imperia mentre il fratello è stato parlamentare per due legislature. Scajola ha sempre risentito il richiamo dello Scudocrociato dal quale eredità la grande capacità organizzativa e di relazioni che lo fa entrare nelle grazie di Berlusconi. Dopo le elezioni funeste del '96 il Cavaliere gli affida l'arduo compito di riscostruire Forza Italia trasformandola da partito leggero e d'opinione in una struttura politica solida radicata sul territorio. E in questa operazione Scajola si butta a capofitto riuscendo trasformare il partito nell'erede di quella macchina interclassista che era stata la vecchia Dc. Ed è su questa strategia che portò alla vittoria delle politiche del 2001, che Scajola punta ancora per rimpolpare il bacino di voti di FI strappando consensi moderati all'Udc. Scajola è stato l'ideatore del «kit del candidato» e del «galateo forzista» e c'è chi a via dell'Umiltà è pronto a scommettere che il ministro tirerà fuori qualche altra trovata d'effetto per la campagna elettorale. Sua fu anche l'idea delle «liste civetta» ideate con l'obiettivo di fare il pieno di parlamentari al proporzionale ma che alla fine si rivelò un pasticcio perché Forza Italia si ritrovò con 13 seggi in più ma senza uomini per occuparli. Era comunque il segnale che il partito aveva stravinto. Ma questo attivismo ha sempre dato fastidio soprattutto ai berlusconiani doc come Marcello Dell'Utri e Gianfranco Miccichè che dopo aver creato Forza Italia da una costola di Publitalia si e

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