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«FI nacque pensando alle parole di Craxi»

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Il premier: «Per la sinistra è stato il campione della partitocrazia, invece fu moderno e lungimirante»

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Tuttavia è in nome dell'ex segretario socialista ma soprattutto «dell'amico» Bettino Craxi che Silvio Berlusconi ieri ha voluto essere presente a Milano al convegno organizzato dalla figlia Stefania per ricordare la figura e l'opera del padre nell'ambito della politica internazionale e alquale ha partecipato anche Lech Walesa. E proprio nel giorno in cui il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, invita i moderati italiani a «liberarsi dall'ossessione del comunismo», Silvio Berlusconi ribadisce il suo giudizio senza appello: «I comunisti hanno cambiato nome, non hanno cambiato metodo». Continuano ad essere figli di un'ideologia «che ha portato solo totalitarismo, oppressione e miseria». Con queste parole Berlusconi ha chiuso il suo intervento al convegno «Bettino Craxi, il socialismo europeo e il sistema internazionale». Ricordando che FI è nata per difendere la libertà: «Ricordo perfettamente il discorso che Craxi tenne alla Camera il 3 luglio 1992. Fu un discorso sincero e coraggioso, un discorso di verità. Oggi tutti dobbiamo essere consapevoli di dovere qualcosa a Bettino Craxi. Quando fondammo Forza Italia avevamo nella mente le sue parole». Parole dette in difesa della libertà contro un'ideologia che ha prodotto nella storia «la più disumana, criminale e duratura impresa mai creata dall'uomo». Craxi questo ha rappresentato in Italia, la rottura di uno schema, il superamento della partitocrazia. «Ma la sinistra lo ha dipinto come il campione della partitocrazia mentre lui fu leader moderno e lungimirante — ha ricordato Berlusconi — Fu un presidenzialista convinto» e molti sono stati i suoi meriti. Tuttavia Craxi, secondo Berlusconi, nella sua carriera politica ha avuto un torto: «Quello di contrastare sistematicamente le tesi illiberali dei comunisti. Fu ricambiato da profonda avversione che sconfinò nell'odio personale. Dopo la caduta del muro di Berlino spese il suo prestigio per far entrare il Pc-Pds nell'Internazionale Socialista ed ebbe come ringraziamento l'ignobile lancio delle monetine». Fu cioè vittima di quella che Berlusconi ha definito «un'ubriacatura giustizialista, di cui ancora subiamo le conseguenze: un'alleanza perversa tra settori politicizzati della Magistratura, un ben noto gruppo editoriale e finanziario e il Pc-Pds, che pure non avrebbe potuto dare lezioni a nessuno visto che riceveva finanziamenti da una potenza straniera che teneva i suoi missili puntati sull'Italia». Quel Pc-Pds secondo Berlusconi mantiene inalterate le sue radici nella politica italiana. «Per questo abbiamo fondato Forza Italia, per questo è nata la Casa delle Libertà, che non è una coalizione elettorale ma una vera e salda alleanza politica. Mi auguro — ha aggiunto il premier — che i Radicali, i Socialisti Liberali e i Socialisti Riformisti siano disposti a dialogare con noi per un progetto comune. Perché i pericoli per la libertà e la democrazia non sono finiti: i Comunisti hanno cambiato nome, non hanno cambiato metodo».

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