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I Verdi abbandonano Marrazzo

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La decisione presa dopo l'annuncio che il candidato presenterà una sua lista

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A costo di rompere coi Verdi. Erano quattro mesi che dai partiti della coalizione il giornalista Rai riceveva una risposta negativa al suo desiderio di presentare un proprio simbolo: «Oggi le condizioni sono cambiate», è stato il suo grido di liberazione a cinque settimane dai termini per chiudere le liste. E ha spiegato cosa accadrà adesso: «Entro la prossima settimana presenterò il simbolo e la squadra, le candidature saranno al di là dei partiti, questa non sarà una lista di serie B o civetta. Immagino come simbolo un arcobaleno, tutti i colori rappresenteranno la società». Sarà coordinata da Daniele Fichera. Una scelta non facile, arrivata al termine dell'ennesima riunione notturna che ha sancito la rottura - ricomponibile - con i Verdi e la perplessità dei Comunisti italiani. Via libera dai Ds («uno strumento che può essere utile») e dalla Margherita, che però con il coordinatore regionale Giorgio Pasetto pone la condizione di «non candidare nella lista gli iscritti ai partiti che sostengono Marrazzo». Da destra l'avversario Francesco Storace ha liquidato tutto così: «È più che altro un tentativo di far male alla sua coalizione e in particolare ai partiti più piccoli». Per il sole che ride hanno parlato con una sola voce il coordinatore esecutivo Angelo Bonelli, il coordinatore della segreteria di presidenza Paolo Cento, la senatrice «romana» Loredana De Petris e il presidente regionale del Lazio, Arturo Castrillo: i Verdi, hanno detto, «da oggi non parteciperanno più al tavolo della Gad del Lazio sino a quando questa situazione non sarà affrontata e risolta politicamente». Della questione se ne occuperà Alfonso Pecoraro Scanio il primo febbraio, durante una riunione con Romano Prodi. Più morbida invece la «forte perplessità» espressa dai Comunisti italiani con il consigliere Alessio D'Amato: «Non possiamo rincorrere la destra su posizioni di natura presidenzialista». Marrazzo, pur di contrastare il presidente uscente Francesco Storace, ha così ceduto alle sirene che attribuivano a una sua eventuale lista un potenziale 4% di consensi: il minimo per cercare di recuperare voti oltre il centrosinistra e per fronteggiare quella macchina da guerra chiamata Lista Storace messa su per tempo dal governatore in carica. Perché la Lista Marrazzo non piacerebbe ai piccoli partiti del centrosinistra? Innanzitutto perché può raccogliere il così detto voto d'opinione, del quale storicamente beneficiano Verdi e Di Pietro. La legge elettorale regionale dovrebbe poi garantire un seggio a chi raccoglie l'1,5%: i Verdi puntavano a un paio di consiglieri e ora, con maggiore competizione nello schieramento, rischiano di ottenerne al massimo uno. Probabilmente nei prossimi giorni cercheranno un accordo con Marrazzo, magari per avere un posto all'interno del listino. Con un inconveniente: se il candidato del centrosinistra non vince, chi sta nel listino rimane a casa.

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