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E FI lancia la par condicio dei finanziamenti

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«Una legge illiberale, finta, insomma un bavaglio che consente a chi ha il 3% di fare propaganda con gli stessi spazi di chi ha il 25%», l'aveva definita solo qualche settimana fa il presidente del Consiglio Berlusconi. E così, il 18 gennaio scorso, agli atti di Montecitorio è arrivata la pdl numero 5535, a firma Perrotta, che chiede spazi di propaganda politica sui media assegnati in maniera proporzionale al numero di voti che ciascun partito rappresenta. Fin qui tutto scontato, sia fatta la volontà di Silvio. Fase due: l'opposizione insorge. Previsto, anche questo, così si passa direttamente alla fase tre, il contropiede a sopresa per mandare in confusione gli avversari e costringerli all'autogol: l'Adriano della politica è sempre il velocissimo Perrotta, che il giorno dopo, il 19 gennaio, consegna alla Camera la proposta di legge per modificare l'attuale normativa che regola i finanziamenti pubblici. Due questioni diverse, ma solo in apparenza. Perché la trappola degli azzurri è già scattata, ma in pochi se ne sono accorti. Dietro l'angolo c'è il contropiede, che nel calcio, come nella politica, riesce meglio se lanciato con una mossa a sopresa, un bel colpo di tacco, una volé, magari una rovesciata. Ed è proprio in quest'ultima mossa che si produce Perrotta: nella pdl 5539 viene infatti proposto di rovesciare il criterio vigente - più voti più soldi ai partiti - proponendo invece che tutti, ma proprio tutti, anche i più piccoli, abbiano diritto alla stesso rimborso. Una mossa in grado di spiazzare qualsiasi difesa, pardon, opposizione. «Una proposta speculare a quella sulla par condicio…», spiega sornionamente il deputato campano Perrotta. E sì, perché a pensarci bene, se il centrosinistra si oppone alla modifica del criterio paritario sulla par condicio - quindi tutti in tv, grandi e piccoli partiti, con lo stesso spazio - perché dovrebbe opporsi alla ripartizione paritaria dei rimborsi elettorali tra tutti i partiti? È ovvio che se la proposta di Perrotta sul finanziamento pubblico dei partiti passasse, sarebbero proprio i grandi partiti della Gad a pagarne il prezzo maggiore, visto la solidità economica di Forza Italia e la disponibilità del premier a foraggiarla con i propri, potenti mezzi. Ed è per questo che la strategia degli azzurri potrebbe rivelarsi vincente: in caso di muro contro muro sulla modifica della par condicio, la Cdl potrebbe decidere d non scendere sul terreno demagogico della polemica sullo strapotere mediatico di Berlusconi forzando la mano per garantire a Forza Italia spazi maggiori su radio e tv, ma potrebbe optare per il sostegno alla legge sui finanziamenti «paritari per tutti», soluzione molto più demagogica, nazional-popolare, quasi da socialismo reale, che la gente vedrebbe con occhio decisamente più favorevole. Ma che al contempo consentirebbe al premier di surclasssare i partiti dell'opposizione chiudendogli i rubinetti pubblici ma tenendo ben aperti quelli personali in grado di far volare Forza Italia nella campagna elettorale per le Politiche del 2006.

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