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Tabacci, è la fine dei mandarini

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«Comunque non sarà più come prima. Ora Bankitalia spieghi»

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Vuole replicare all'editoriale in prima pagina, all'accusa di avere ucciso l'autonomia della Banca d'Italia solo per fare lo sgambetto a un Governatore, come Antonio Fazio, che non piaceva. Tabacci nel colloquio di cui riportiamo fedelmente il contenuto e la forma anche brusca, rincara le accuse a via Nazionale, con una pesantezza non comune. E preannuncia nuove battaglie contro il sistema bancario. A iniziare da quella sui bond argentini. IL GIOCO DELLE TRE CARTE- «Io non so no nemico di nessuno, non sono amico di Fazio, non ho fatto nessun blitz. Non sono un trasformista. Sono di una coerenza esemplare: è dal 2002 che spiego che questi mandarini la devono smettere di fare il gioco delle tre carte. Punto a capo. Io non sto smantellando la Banca d'Italia. Sto cercando di portare a coerenza un gruppo dirigente ormai finalizzato a se stesso. Che cosa fanno oggi lì, in via Nazionale? Che fanno oltre che cercare di giocarsi la partita con le banche estere avanti e indietro solo per i propri interessi particolari? Per cui i francesi erano nemici quando erano amici di Maranghi e adesso sono amici perchè sono amici di Geronzi? Ma va... ma qui nessuno ha l'anello al naso, eh? E mi voglio fermare qui. Solo che sono in grado di alzarmi in Parlamento e fare una cosa che non ha mai fatto nessuno. Sulla mia onestà intellettuale non permetto a nessuno di discutere. Ho fatto una battaglia di principi, io non ce l'ho con Fazio». IL GOVERNATORE? UN MANDARINO. «Io voglio dimostrare che Fazio è un mandarino. Ed è un mandarino autoreferenziale che ha rotto le scatole. Dopodichè, è chiaro che se questo serve per dire che è finito nelle mani di Berlusconi... Dopo il pranzo dell'altro giorno io ho detto: delle due l'una. O l'Autorità non è indipendente, perché è finita nelle mani del Presidente del Consiglio, o il premier è subordinato al Governatore, e cioè ai poteri bancari. È un po' vero l'uno, un po' vero l'altro. Non è vero che non c'è più l'autonomia di via Nazionale. Il fatto è che siamo dentro a un sistema bancocentrico che obbliga il capo della Confindustria a dire: ma cosa c'entra quello? Per forza, lui è il debitore di riferimento... Allora io dico, in un paese così... Che almeno la stampa sia libera, perché se no è dura...» TANZI, LA PUNTA DELL'ICEBERG- «Non c'è un problema politico. Qui c'è un fatto di sostanza. Non è pensabile che un sistema resti nelle mani di tre banchieri autoreferenziali che non sono più pubblici. Sono privati, ma fintamente privati, e si fanno i patti di sindacato per i cazzi loro... Questo non è pensabile. E non c'è bisogno che arrivi Calisto Tanzi a spiegare che cosa è accaduto, che non è solo che hanno tirato dentro i sassi nei computer. C'è di più, e ci arrivano prima o poi...» ORA PARTO SUI BOND ARGENTINI- «Non ce l'ho con qualcuno. Se in Banca d'Italia viene Monti o un altro banchiere, il problema è uguale. Dopo un minuto si gira nella stessa logica. E se questa legge forse non verrà approvata, nulla sarà più come prima. Il Governatore è un signore che d'ora in poi dovrà spiegare tutto. Lui adesso spiegherà cosa si fa in Capitalia, in Antonveneta, tutto... Tutto. E adesso chiederò come mai hanno segretato tutta la vicenda delle banche sui bond argentini. Allora vediamo cosa succede, vediamo vediamo... Pazienza, pazienza...» NON POTEVA FARE FUORI TREMONTI- «Il Governatore che non va al Cicr, che fa fuori Tremonti, non è una cosa seria in un Paese. Quando c'era la Dc al Cicr ci andava, eccome. Perchè rispondeva alle banche che erano pubbliche. Oggi le banche non sono più pubbliche, ma continuano a fare come fossero pubbliche: monopoliste, addosso ai correntisti, che li stanno spennando come fossero dei polli. E tutto questo per cosa? Per fare i loro bilanci che poi servono per investire nei giornali... Non è che servono a rendere più efficienti i servizi. Servono a investire nei giornali. E io dev

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