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Conflitto tra procure Per il blitz (fallito) sul boss Provenzano

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E tescaroli risponde: «Nessuna violazione di territorio». È guerra dunque di competenza tra la procura di Palermo e quella di Roma. «Stiamo accertando cosa è successo realmente e da cosa ha preso spunto l'iniziativa del pm di Roma che ha ordinato un blitz a Palermo senza avvisare noi o la Procura nazionale antimafia», afferma il procuratore Pietro Grasso a margine della cerimonia dell'apertura dell'anno giudiziario, rispondendo alle domande dei giornalisti che gli chiedevano sul blitz per la ricerca del latitante Bernardo Provenzano, che è stato ordinato dal pm di Roma, Luca Tescaroli. Investigatori della Dia sono giunti dalla Capitale per effettuare un blitz tra Natale e Capodanno. Dell' operazione, che non è andata a buon fine, la Procura di Palermo è stata informata solo a cose fatte. La Procura diretta da Pietro Grasso avrebbe manifestato «agli uffici competenti» il proprio disappunto. Gli uomini della Direzione investigativa, coordinati da Tescaroli, avevano fatto irruzione in un appartamento della zona di via Dante, nei pressi del Palazzo di Giustizia, dove ritenevano potesse nascondersi Provenzano. In casa c'era invece un'altra persona. Tescaroli ha sostenuto che l'indagine era estremamente riservata e per questo motivo aveva impedito alla Dia di comunicare l'operazione all'autorità giudiziaria del capoluogo siciliano. Sull'argomento il procuratore nazionale Pier Luigi Vigna ha preferito non fare alcun commento. Per l'onorevole Enzo Fragalà di An si tratterebbe di «gravissima violazione della competenza territoriale e funzionale ed un inaudito protagonismo che indebolisce la lotta alla mafia». Il parlamentare annuncia che presenterà un'interrogazione al ministro della Giustizia. Ma Tescaroli replica alle accuse: «Se è vero che Pietro Grasso ha reso quelle dichiarazioni allora si tratta di un fatto di speciale gravità perchè non si parla di una indagine che un ufficio svolge o intende svolgere». Il Pm di Roma commenta così l'intervento del Procuratore della Repubblica di Palermo. «Grasso - ha aggiunto Tescaroli - ha perso una buona occasione per tacere e, sia ben chiaro, che non ho disposto alcuna perquisizione nel territorio palermitano. Nessuna direttiva è stata violata».

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