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Il ragazzo si scusa, Berlusconi: «Ti perdono»

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Il Cavaliere: «Per me l'episodio è chiuso, vieni a trovarmi». «Lo farò, si è comportato come un papà»

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«Bene, per me il caso è chiuso. Venga a trovarmi a Roma. Vedrà che non voglio il male di nessuno». Fanno la pace così, al telefono, dopo quattro giorni di tensione che ha contagiato il mondo politico a cavallo di Capodanno, Roberto Dal Bosco (anzi «Dal Bosco Roberto», come si firma nella lettera di scuse) e il presidente del Consiglio. Il muratore di Marmirolo ha fatto avere le sue scuse scritte al premier per l'ematoma procuratogli con il cavalletto della macchina fotografica. E Berlusconi ha subito alzato il telefono assicurando al giovane (e alla sua mamma) che, per quanto lo riguarda, l'incidente di venerdì a piazza Navona non avrà alcun seguito. Il che alleggerisce le prospettive processuali di Dal Bosco, che non dovrà affrontare anche la querela di Berlusconi oltre al procedimento in corso (dove sembra aspettarlo una probabile condanna più lieve di quanto ipotizzato a caldo). E da parte sua Dal Bosco, dopo la lettera, ha spiegato che andrà a trovare di persona Berlusconi. «Voglio incontrarlo per fargli le mie scuse faccia a faccia. È un atto dovuto da parte mia. Credo che si sia comportato come un papà. E penso lo abbia fatto per la differenza di età che c'è fra noi. Sì, probabilmente si è immedesimato in mio padre. Sono contento di come si sia risolta la faccenda. Il perdono è sempre una bellissima cosa. È stato un gesto improvviso, una di quelle stupidaggini che si fanno senza pesarci su troppo. Non avevo intenzione di ucciderlo o di ferirlo gravemente. Credo del resto che a molti nella loro vita sia capitata una cosa del genere, solo che non hanno colpito il presidente del Consiglio». La svolta è arrivata, dopo quattro giorni dal fatto e una coda di polemiche che cresceva invece di sgonfiarsi, con la lettera recapitata dal difensore di Dal Bosco e resa nota da Palazzo Chigi, con cui il giovane ha preso le distanze da ciò che, in preda a «deprecabile euforia», ha fatto col cavalletto contro Berlusconi che passeggiava nel centro di Roma. Quell'atto, ha scritto Dal Bosco, è stata «un'esibizione clamorosa», con la quale si rende conto di aver provocato una «ferita di cui non riesco a perdonarmi». Ma il giovane muratore mantovano va oltre e al dispiacere per il dolore fisico inflitto a Berlusconi aggiunge il pentimento per avere, con l'«inqualificabile gesto» e le «parole sconsiderate» che sono seguite, espresso dei «sentimenti di odio che non mi appartengono». Ricevuta la lettera, Berlusconi ha risposto subito, escludendo qualsiasi «vendetta» e invitando anzi il suo aggressore ad un prossimo incontro a Roma per «guardarci negli occhi» e spiegargli che lui non vuole «il male di nessuno». «Si vede che anche Berlusconi è un papà» è stato il commento di Franco Dal Bosco, il padre di Roberto. «Sono appena rientrato dal lavoro e mia moglie mi ha appena informato di quanto accaduto». Mamma Jole, ha proseguito il signor Franco «è ancora frastornata e sta piangendo dall'emozione. Appena ho saputo che Berlusconi aveva perdonato mio figlio mi si è allargato il cuore — prosegue — lo ringrazio vivamente e da questo mi rendo conto che anche lui è un padre. Sono contento che tutta sia finito, anche se il gesto di mio figlio, purtroppo, rimane. In tutta questa vicenda, per noi negativa il perdono di Berlusconi è l'unica cosa positiva».

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