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Tasse, la vendetta del partito dei sindaci

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Domani il consiglio dei ministri dovrebbe autorizzare la fiducia sulla Finanziaria alla Camera

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Lo pensano, e lo faranno, molti sindaci che in questi giorni hanno più volte denunciato l'impossibilità di far fronte agli impegni assunti specialmente nel settore sociale. Addirittura, secondo alcuni esponenti dell'Anci, ben otto comuni su dieci dovranno ritoccare verso l'alto Ici e Irpef. Provvedimenti che sono diretta conseguenza dei risultati che erano emersi da uno studio dell'Ires-Cgil che aveva denunciato come, già nel 2003, il 31,3% dei Comuni ha dovuto diminuire la spesa sociale a causa dei tagli previsti dalle ultime manovre correttive nei trasferimenti finanziari agli enti locali. E il 45,8% delle amministrazioni locali ha mantenuto la spesa sociale stabile, rispetto ai livelli dell'anno precedente, soprattutto grazie a scelte politiche o a manovre di bilancio. E a complicare la «partita» delle tasse ci si è messa anche una relazione del servizio bilancio della Camera che stabilisce che la pressione fiscale per il 2005, con il taglio delle aliquote Irpef, risulterebbe invariata rispetto alle stime del governo precedenti alla Finanziaria. Il Dossier del Servizio Bilancio osserva che secondo le indicazioni date dal governo prima della presentazione delle norme sul taglio delle aliquote Irpef «la pressione fiscale per il 2005 risulta pari al 41,2%, valore identico a quello che il Governo ha indicato per l'anno 2005 anche dopo l'introduzione delle misure fiscali medesime». Il Servizio Bilancio aggiunge un'altro elemento che presenta «profili di problematicità», e cioè gli effetti negativi che avranno sulla crescita le misure che aumentano le imposte e diminuiscono quindi il reddito disponibile dei contribuenti: «Andrebbe chiarito per quale motivo nel quadro degli effetti del disegno di legge finanziaria iniziale, non siano stati considerati gli effetti fiscali indotti di segno negativo conseguenti alle misure tributarie di maggior entrata, pari nel 2005 ad oltre 5,5 miliardi di euro, recate dal provvedimento». Dati che il realatore alla Camera della Finanziaria, Guido Crosetto, ha immediatamente contestato: «Il servizio Bilancio della Camera si riferisce alla relazione previsionale programmatica, quindi allo stato della Finanziaria precedente alla riforma fiscale. la pressione fiscale, come dice il Tesoro, scende al 41,8 del 2004 al 41,2% del 2005». Intanto domani il Consiglio dei ministri autorizzerà il governo a porre la fiducia sul decreto fiscale e sulla Finanziaria attualmente all'esame alla Camera, per arrivare così alla loro approvazione definitiva prima di Natale.

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