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«Montezemolo ha smentito se stesso»

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Armani: «La Confindustria non si chiuda nel protezionismo, sono arrabbiati per l'Irap»

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Lo spiega Pietro Armani responsabile economico di Alleanza nazionale, Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei deputati. Una risposta chiara alle frasi di Luca Cordero di Montezemolo che proprio due giorni fa aveva detto: «Siamo fuori dalla stagnazione ma crescono incertezze e rischi di cedimento». Ma aveva subito dopo aggiunto: «Dal dopoguerra ad oggi un insieme di parametri così negativi io non lo ricordo. Siamo di fronte a dei veri e profondi problemi strutturali». Armani, che è docente di Scienza dlele Finanze, replica punto su punto. Presidente Armani, il Presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo ha criticato il Governo sulla Finanziaria. Come valuta le sue critiche e le osservazioni del centro studi di Confederazione? «I dati del Centro studi della Confindustria prevedono una crescita del Prodoto interno lordo in misura superiore a quella che lo stesso ufficio aveva previsto in luglio. Cinque mesi fa si parla dell'1,3% di crescita previsionale, mentre oggi la stima è rivista all'1,4% (+0,1%). Tant'è vero che la Confindustria ha detto che siamo usciti dalla recessione. Montezemolo smentisce se stesso. E non è la prima volta». In che senso, scusi? «Al momento del suo insediamento, il Presidente degli industriali disse che era necessario "fare squadra", che non bisognava essere pessimisti. Ricorda? Be', oggi questo "ottimismo della volontà" è sparito. Credo che stia prevalendo il "pessimismo della ragione" visto che adesso il leader degli industriali si affretta spiegare che l'Italia non cresce da circa 15 anni». Montezemolo ha sbagliato nel calcolare l'anno base per valutare la crescita? «Se noi calcoliamo il periodo che prende in considerazione il presidente di Confindustria, dobbiamo tenere conto del contesto». E cioè? Secondo lei che cosa andrebbe preso in considerazione? «Allora, cominciamo dal fatto che nel 1987 viene approvato l'Atto Unico europeo (1 luglio). In quel periodo abbiamo cominciato a prendere cognizione del fatto che l'Italia era il Paese con il debito pubblico più alto accumulato dalla seconda metà degli anni '80. I vincoli strutturali che sono stati imposti all'Italia hanno condizionato sempre di più la nostra ripresa soprattutto dopo l'approvazione del Trattato di Maaastricht. Adesso Confindustria si accorge del blocco». Da cosa è dettato l'atteggiamento di Montezemolo? «Non ha avuto tutta l'Irap che aveva chiesto. Oggi fa il pessimista per questo. Confindustria si deve schierare se ha a cuore il rilancio del Paese. Invece di favorire ed accettare che suoi esponenti si chiudano nelle aree di protezione e di monopolio, come spesso è accaduto con le privatizzazioni. Sono state comprate facilmente le autostrade, Telecom. Mentre questo non è accaduto per il settore metalmeccanico e tessile. Gli industriali devono rischiare. Confindustria deve ancora risolvere il dilemma con il dindacato sui livelli di contrattazione del lavori». Come giudica la Finanziaria? «La Manovra di riduzione delle tasse, finanziata con la riduzione della spesa corrente è stata positiva. Viene bloccato il turn-over dei dipendenti pubblici che verranno ridotti di 75 mila unità. Su cinque dipendenti che vanno in pensione solo uno verrà assunto». E il Pil? «Per farlo crescere è necessario riformare il Patto di stabilità. Lo ha detto lo stesso Montezemolo. Berlusconi ha affrontato l'argomento nell'incontro con il premier britannico Tony Blair martedì. Credo che sia necessario non computare la spesa per le grandi infrastrutture (i corridoi transeuropei) nel bilancio dello Stato. Si tratta di spese di investimento che hanno una loro redditività. La quota parte italiana (152 miliardi) di questi investimenti potrebbe essere espunta dal bilancio sotto il controllo della Commissione europea. Il valore delle opere produrrà redditività e non aumenterà il debito».

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