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Fiori: primarie per decidere i candidati

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«Gli eletti devono essere sottratti all'egemonia dei rispettivi partiti»

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E che, certamente, determinerà una qualità migliore della democrazia partecipativa. Dopo le elezioni europee si svolgerà a Roma la prima "Convenzione nazionale per le primarie", per affermare la necessità di far tornare il cittadino elemento centrale delle scelte politiche». Lo ha annunciato il vicepresidente della Camera di An Publio Fiori, nell'incontro costitutivo del movimento d'opinione "Cittadini italiani per le primarie", tenuto a battesimo all'Istituto San Domenico di Roma. Fiori ha ricordato come alla Camera e al Senato sia già depositata su sua iniziativa una pdl che rende obbligatorie le primarie per la scelta dei candidati dei Comuni come del Parlamento sottoscritta da parlamentari di quasi tutti i partiti. Ed ha sottolineato come il sostegno si sia ora allargato ora anche a 500 Sindaci e numerosi consiglieri di Comuni, Province e Regioni, «per affiancare i parlamentari in questa battaglia di democrazia». «Il sistema elettorale uninominale maggioritario senza la possibilità per gli elettori di scegliere i candidati - ha detto Fiori - costituisce una delle ragioni per le quali si sta tornando verso un sistema partitocratico». Il vice presidente della Camera ha sottolineato che se si vuole realmente completare la riforma del sistema uninominale maggioritario è indispensabile introdurre, nel nostro ordinamento, il meccanismo delle elezioni primarie, «per far sì che i cittadini possano scegliere direttamente il candidato locale e per togliere alle segreterie dei partiti la facoltà di selezionare coloro che dovranno essere eletti», in modo tale che «gli eletti siano sottratti all'egemonia dei rispettivi partiti e possano così rispondere solo ai propri elettori». Fiori ha rilevato anche che i partiti, «che dovrebbero essere strumento di partecipazione alla vita politica, corrono il rischio di sopravvivere come apparati autoreferenziali» e ha spiegato: «Sono loro che selezionano i candidati non sempre in funzione della popolarità o dell'appeal di ciascuno nel collegio in cui viene collocato. In pratica sono i vertici dei partiti che decidono a chi deve essere assicurato un "buon" collegio. Tale criterio rende evidente che i cosiddetti "collegi sicuri" vengono assegnati esclusivamente a candidati vicini alle segreterie dei partiti, scavalcando così la volontà popolare».

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