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Ostaggi, è già passato un mese

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Dice Laura Albanese, cognata di Umberto Cupertino, uno dei tre ostaggi: «Quanto avviene in Iraq, quelle immagini di torture da una parte e dall'altra sono terribili, danno fastidio alle persone normali, a quelle con non sono direttamente coinvolte in quella vicenda, figuratevi a noi». Non lo dice chiaramente Laura, ma traspare evidente la preoccupazione che il precipitare della situazione in Iraq possa rendere ancora più difficile la soluzione del loro problema. Allora non resta che aggrapparsi ai messaggi soliti della Farnesina, quelli che sin dai primi giorni dopo che si era appresa la notizia del sequestro degli italiani, avevano portato conforto e fiducia nelle famiglie. «Dalla Farnesina - dice Laura - continuano a chiamarci, a dirci che stanno facendo il possibile, che stanno lavorando. Ci auguriamo che sia davvero così e non abbiamo alcun motivo per dubitarne». Ma questo silenzio stampa, non rischia di abbassare il livello di attenzione sul problema? «Che ci possiamo fare - dice Laura - a noi nessuno ci ha imposto il silenzio». E infatti le famiglie dei tre ostaggi, che si tengono in costante contatto tra loro, hanno in mente di rivolgere un secondo appello ai rapitori dei loro cari. In questi giorni ci starebbe lavorando Antonella Agliana, ma non è stato ancora deciso quando sarà fatto. Anche questa volta l'intento è di farlo passare attraverso l'emittente Al Jazira. Intanto, a casa Cupertino si continua a seguire con trepidazione quanto accade laggiù, a valutare le eventuali conseguenze che quei fatti possono avere sui tre sequestrati, e con lo stesso spirito un'attenzione particolare è rivolta anche a quanto avviene in Italia, alle dichiarazioni dei politici, soprattutto degli uomini di Governo. Come il rifiuto dichiarato ieri da Fini di trattare con i sequestratori: cosa ne pensa Laura Albanese? «Che devo pensare di quella dichiarazione, posso solo dire che purtroppo l'ha fatta».

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