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Berlusconi punta sullo «scrollone» per l'economia

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Fini: prima di ridurre l'aliquota più elevata abbassare le altre. Necessario il dialogo con le parti sociali

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Il premier considera vitale dare una scossa vigorosa per far ripartire l'economia, gli alleati sono d'accordo in linea di principio ma perplessi per i costi che l'operazione potrà avere sia per le imprese sia per il sistema sociale. Berlusconi è convinto che lo «scrollone» da dare deve essere forte, altrimenti non servirà a nulla. La riduzione delle tasse però costa; se si arrivasse fino alle due aliquote, potrebbero venire a mancare i fondi per il sostegno al sistema imprenditoriale. Prova ne sia che ieri il presidente uscente della Confindustria D'Amato, presiedendo per l'ultima volta il Direttivo a Viale dell'Astronomia, ha ammonito il governo a non tagliare gli incentivi. E non a caso sempre ieri fra gli altri il premier nella giornata ha ascoltato il ministro delle attività produttive Marzano. Nel corso del vertice, il ministro Tremonti ha quindi presentato agli alleati le ipotesi dei risparmi di spesa, premessa della successiva riduzione delle tasse. Alla riunione, presieduta dal premier Berlusconi, erano presenti tra gli altri il vicepremier Fini, i ministri Tremonti, Maroni, Moratti e Buttiglione, tecnici del Tesoro, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta, il segretario dell'Udc, Follini, il segretario del Nuovo Psi Gianni De Michelis La necessità di mantenere il rapporto con le parti sociali è stata rappresentata da Maroni e da Fini. In particolare quest'ultimo, prima di recarsi all'incontro ha rilevato che comunque col premier ci sono già stati numerosi contatti in questi giorni, e, parlando a Porta a Porta, ha confermato «l'impegno di abbattere l'aliquota Irpef del 45%, sempre con il consenso degli alleati entro il 2006». «Prima di ridurre l'aliquota più elevata, che riguarda 500 mila contribuenti - ha aggiunto - è meglio ridurre le altre: portare al 23 quelle del 31 e del 29% e portare se possibile al 33% quella del 39%. Ha poi insistito sulla necessità del dialogo con i lavoratori e gli imprenditori. «So di essere una minoranza nel governo ma io insisto nel dire che anche sul fisco il metodo deve essere quello del dialogo sociale, perché dalle parti possono venire buoni suggerimenti», e ha ribadito di essere assolutamente d'accordo sulla necessità di rilanciare l'economia. Ma se per esempio «si intende procedere riducendo i fondi alle imprese, c'è la preoccupazione da parte di tutto il governo che questo possa avere un effetto asimmetrico che finisca per danneggiare l'economia». «E io dico ad esempio - ha aggiunto - che se si interviene limitando le risorse al sud, per me non è possibile». Quindi, per il vicepremier, «per sentire ciò che serve alle imprese bisogna parlare con le imprese. E il metodo è quello del dialogo». «Non desisto - ha proseguito - sono ostinato. Tutti sanno che c'è il problema delle deleghe per il coordinamento al dipartimento economico di Palazzo Chigi e anche su questo io non desisto. Prendo atto però che, chi meno di me credeva al dialogo con le parti sociali, poi è convenuto sulle mie posizioni, come insegna la vicenda Alitalia».

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