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«Due settimane e la riforma sarà fatta»

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Berlusconi: «Possibile anche un decreto legge per il taglio delle tasse». Martedì vertice di maggioranza

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Silvio Berlusconi confessa ai suoi che per la riforma fiscale non ci sarà molto da attendere. Anzi, da ieri è chiaro che tutto il processo ha avuto una drastica accelerazione. Martedì ci sarà un vertice di maggioranza, quindi è prevedibile una decina di giorni di discussione all'interno della maggioranza. Il premier non vuole tirare troppo per le lunghe, intende chiudere presto. Almeno il tempo necessario per usare il provvedimento in campagna elettorale. Silvio Berlusconi comunque ribadisce - passeggiando per strada - che il governo vuole procedere alla riduzione delle tasse per tutti, sulla base di due aliquote (al 33% e al 23% per l'Irpef). Bisogna ora decidere come recuperare le risorse per effettuare il taglio. Valuteranno i leader della Cdl a partire dalla settimana prossima. Di certo, la riduzione delle tasse riguarderà tutti i cittadini che sono fuori dalla cosiddetta «no tax area» (cioè i redditi superiori ai 7500 euro) ed avrà come obiettivo la «massima semplificazione: il tutto per dare anche una scossa all'economia». Dopo aver detto di nuovo che i tagli alla spesa non riguarderanno il Welfare, la scuola, la sicurezza e la sanità, Berlusconi indica tra le ipotesi di intervento del governo la costituzione di un «fondone», un fondo unico cioè in cui far confluire i finanziamenti alle imprese, mutando però il meccanismo di spesa. «Tendiamo alla semplificazione del sistema e quindi puntiamo alle due aliquote. Con qualche possibile adeguamento - precisa il presidente del consiglio - in relazione ai tipi di diminuzione del prelievo fiscale e quindi al tipo di risparmio di ciascuno, con gradazione». Il risultato dovrebbe essere dunque «la scossa all'economia per avviare quello sviluppo che dovrebbe verificarsi, così come si è verificato laddove si è intervenuti con una riduzione delle tasse così importante». «Ci sono tante possibilità per i tagli di spesa - spiega ripetutamente - ma non voglio avanzare delle ipotesi prima di averle discusse con gli alleati. Ce le ho naturalmente tutte in testa perché ho lavorato quasi solo su questo da due settimane. Conosco quasi a memoria tutte le ipotesi di riduzione, che sono parecchie». Per il premier «resta un monte spese su cui intervenire per far dimagrire lo Stato, secondo quelli che sono la nostra caratteristica e il nostro credo economico: uno Stato con meno vincoli. Contro una sinistra che vuole uno Stato con più possibilità di regolamentazione e controllo, anche della realtà economica». Non mancano anche due slogan freschi di conio berlusconiano: «Con il centrodestra meno tasse, con il centrosinistra più tasse. I cittadini italiani ce lo hanno già chiaro. Meno tasse per tutti diventerà in pratica meno tasse... anche per te». Infine, l'ultima questione: quale strumento. Berlusconi parla di un decreto legge per la rivoluzione delle tasse. Ipotesi sulla quale anche Fini si mostra favorevole. Il problema è dimostrare per quali motivi (oltre le elezioni) di necessità e urgenza si vara un decreto legge che, oltretutto, sarebbe immediatamente efficace. C'è un rischio di incostituzionalità per ovviare il quale è possibile che invece i provvedimenti saranno due: un decreto legislativo con la riduzione del fisco come secondo modulo della riforma fiscale; un decreto legge per il drastico taglio alla spesa pubblica, necessario per finanziare il primo testo. Il premier comunque al momento incassa un primo significativo risultato: la non ostilità degli alleati. Se Follini continua a ribadire di voler vedere i documenti, Fini si mantiene sul vago. È evidente che la partita più dura, quella sui tagli, non è ancora realmente iniziata. F. D. O.

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