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Cossiga: ormai non si tratta più Il premier deve fare delle scelte

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«L'unica strada è la fermezza»

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«Il Tempo» ne offre ai suoi lettori ampi stralci. di ALESSIO FALCONIO LEI ha dichiarato che la guerriglia irachena è resistenza e che gli atti di terrorismo sono propri di ogni resistenza... «Ritengo che in Iraq sia in atto una vera e propria resistenza all'occupante anglo-americano e associati, da parte di una molteplicità di soggetti politici e religiosi. Sembra che l'intervento americano abbia prodotto un evento storico, e cioè l'unità fra sciiti e sunniti e fra sunniti anti-Saddam Hussein e sunniti pro Saddam Hussein. Questo perché l'amministrazione Bush non è molto forte in storia e in antropologia culturale. A questa resistenza si sommano gruppi dell'estremismo islamico ispirati da Al Qaeda che ormai è una specie di Internet del terrorismo (…)». Parla di resistenza, ma insiste sulla linea di fermezza che dovrebbe tenere il governo italiano… «Non credo di essere in contraddizione. Perché la resistenza ha fatto anche dei sequestri. Nella nostra storia passata si sono fatti anche degli scambi di prigionieri, ma non è che si è fatto questo giochetto della escalation delle richieste…». Un gioco al rilancio. «Eh, questo è classico del terrorismo puro e semplice, non resistenziale. E a questo si risponde con un no». Lei è stato fra i primi a dire «soldi questa gente non ne vuole, perché ne ha più di noi». In quei giorni in cui si parlava invece di riscatto… «Io ammiro molto il commissario della Croce Rossa che va a Falluja, ma credere di piegare questa gente, significa non conoscere gli arabi». E allora l'errore è stato immaginare di potere trattare su quella base? «Questo si capisce: salvo Gianni Letta e Beppe Pisanu, non mi sembra ci sia nel governo qualcuno che abbia esperienza politica di gestione della lotta contro il terrorismo. Ehh… Silvio Berlusconi non credo sappia quello che abbiamo fatto. Se Berlusconi sapesse, lo respingerebbe perché "robaccia da piccoli teatranti della politica della Prima Repubblica"». Lei dice che al gioco del rilancio non ci si può stare, e che serve la fermezza. Berlusconi fra polemiche ha chiesto il silenzio stampa… «L'ha chiesto. Ed era legittimo chiederlo, visto che non è che abbia emanato una legge. Poi lui che è un grande pubblicitario deve avere letto Mc Luhan, che sosteneva la necessità di combattere il terrorismo togliendo la spina. Diceva che la forza maggiore del terrorismo era la risonanza nell'opinione pubblica…». Però dovrebbe forse dirlo più ad Al Jazeera che ad altri. Poi qualcuno ha osservato che chi ha parlato di più è stato proprio Berlusconi. «Sì, infatti questa è la critica giusta. Ma in questi casi bisogna valutare la predica in se stessa, e non il pulpito da cui viene fatta. Altrimenti sarebbero pochi i predicatori che potremmo mai ascoltare…». Però è il versante arabo a cui dovremo chiedere una mano. Penso anche ad Al Jazzera, ad Al Arabja… «Questo è quello che pensano anche alcuni amici come quelli del correntone Ds. Dovremmo chiedere aiuto per la gestione dell'Iraq ai paesi arabi. Ma i paesi arabi, sia la Siria che l'Arabia Saudita, hanno ricevuto un chiaro alt con gli attentati. Ma si immagini se i paesi arabi vanno a immischiarsi in cose irachene. Se ne guardano bene». E allora in che cosa dovrebbe consistere la fermezza? «La fermezza non significa che le famiglie degli ostaggi non possano rivolgersi ad Amnesty, alla Croce rossa. È che lo Stato non può più essere controparte di questi. Però capisco. La linea della fermezza noi dc l'abbiamo duramente pagata. Qualcheduno anche con la salute e con la vita, come Benigno Zaccagnini che ci è morto. Io ho avuto qualche disturbo, ma questa è cosa da poco. Enrico Berlinguer ha perso le elezioni amministrative dopo l'uccisione di Aldo Moro forse anche per la linea della fermezza. Capisco bene come tutte queste cose siano ostiche a Berlusconi, perché sono manifestazioni del teatrino della polit

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