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Terremoto Rai Annunziata sbatte la porta

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Pera e Casini, da parte loro, annunciano che non interverranno, quindi CdA a quattro per un po'. La settimana rovente del servizio pubblico è iniziata ieri con l'addio pre-elettorale di Lucy. L'Annunziata ha scelto Milano per le sue teatrali dimissioni. Per due motivi. Per fare uno sgarbo al dg milanese Flavio Cattaneo e perché voleva annunciarle in cinque minuti, senza dare spazio alle scomode domande dei giornalisti romani che la conoscono molto meglio. Cinque minuti. Il tempo di entrare nella bella sala Marconi del lussuoso Principe di Savoia, dove è stata convocata d'urgenza la conferenza stampa, di leggere un comunicato lungo 41 righe per spiegare i motivi delle dimissioni. Se ne va, dice, «contro l'occupazione dell'azienda» portata avanti dalla maggioranza e dal direttore generale che «alle 12.15, dunque con meno di tre ore di preavviso, ha proposto una serie di nomine chiave per la gestione dell'azienda e di alcune sue società consociate». E il senatore del Carroccio Calderoli, chiamandola «razzista», rivela che in particolare se l'è presa per alcune nomine «leghiste». Se ne va anche contro il Consiglio di amministrazione «perchè la maggioranza dei consiglieri ha trasformato il CdA in una buca delle lettere». Seduta al tavolo, in tailleur pantalone nero e camicetta bianca, legge il comunicato. Legge tutto d'un fiato il suo atto d'accusa e dice che con le nomine che il Consiglio si appresta a ratificare cambierà radicalmente la Rai. Questo è «un atto che porta all'annullamento di ogni forma di autonomia e di pluralismo a danno di almeno metà del Parlamento e di quella metà del Paese che rappresenta». Un atto contro il quale non può essere sufficiente il suo voto contrario. Non restano che le dimissioni. Non lascia lo spazio alle domande. Anzi, aggiunge: «Con la mia dipartita c'è almeno metà del Parlamento e metà della volontà delle istituzioni che non sono più rappresentate». Un bilancio del suo anno da presidente? «Ottimo» risponde. E alla domanda sul suo futuro, replica sorridendo: «Io torno a Roma dove c'è bel tempo». Ma la piovosa giornata ha un seguito per un impegno già preso: la presentazione del libro di Giovanni Sartori che si intitola «Mala tempora». Dove smentisce di volersi candidare alle europee e puntualizza che le sue sono dimissioni «reali e non ritrattabili». Poi l'appello diretto a Fini, Follini e tutta la Cdl: «Ai Fini, ai Follini, ai Casini. Loro hanno due scelte, pensare che io esca sbattendo la porta con queste motivazioni, oppure semplicemente guardarsi allo specchio e farsi un esame di coscienza». Immmediato il commento di uno dei consiglieri che un giorno le era amico. «Lucia Annunziata ha cercato un pretesto rumoroso per le sue dimissioni», sostiene Marcello Veneziani per il quale «in realtà aveva già annunciato che se ne sarebbe andata all'indomani dell'approvazione della Gasparri». E infatti mentre già si parla di un nuovo presidente di garanzia nominato entro il week end, Pera e Casini sembrano più propensi a non intervenire, visto che la Gasparri porta con sè nuove regole. Quindi è probabile che resteranno in quattro fino all'elezione del nuovo vertice. Giu.Cer.

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