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Dall'alba in corteo per salario e turni di lavoro

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Angeletti della Uil: «Bisogna rientrare in fabbrica e affrontare tutti i problemi»

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Hanno viaggiato per oltre cinque ore. Sono più di un migliaio (3.000 secondo la Fiom, che ha organizzato la manifestazione), e tutti con lo stesso obbiettivo: «Uguale lavoro per lo stesso salario». Quando si chiede ad Alessio, operaio di Melfi tesserato alla Fiom, se ha paura di eventuali provvedimenti disciplinari da parte dell'azienda, lui risponde con tono rassegnato: «Cosa vuoi che ce ne importi? Oramai questi problemi non ce li poniamo più. Siamo sotto il pavimento da quattro anni e peggio di così non può andare». «Del resto - continua - in fabbrica ci hanno allenati, ogni giorno qualcuno di noi viene messo nella lista nera», afferma, riferendosi alle numerose segnalazioni dei vertici aziendali, che in molti casi hanno portato anche al licenziamento. Un altro tema delle rivendicazioni, i turni di lavoro. La cosiddetta «doppia-battuta» è l'aspetto maggiormente lamentato. Si tratta del turno prolungato per due settimane che parte alle ventidue e finisce alle cinque del mattino. A questi turni lavorano anche molte donne che soltanto quando sono in gravidanza riescono ad essere tutelate. «Sono degli orari infernali - commenta Rocco, tesserato della Uilm - e soltanto a Melfi continuiamo a farli. Lavoro alla Sata da più di sette anni e da almeno quattro sto cercando di far sentire la mia voce. Non è possibile che questi orari rimangano invariati, nelle altre fabbriche italiane sono già stati modificati». Anche Andrea è partito questa mattina all'alba dalla provincia di Potenza: «Da quindici giorni ho riconsegnato la tessera Uilm al sindacato - spiega- In seguito alla mobilitazione di questi giorni ho deciso d'iscrivermi alla Fiom: non condividevo più la linea politica del mio ex sindacato - aggiunge - e vi posso assicurare che non sono l'unico ad aver fatto questa scelta: oggi, come me ce ne sono diversi, e stanno sfilando per la stessa causa». E ai dipendenti di Melfi scrive Luigi Angeletti della Uil: «Care lavoratrici, cari lavoratori». La strada da seguire, scrive Angeletti, è il prosieguo della trattativa, rientrare in fabbrica, affrontare i problemi e risolverli. «Abbiamo deciso di ricorrere anche a questo strumento di comunicazione per poter parlare direttamente con ognuno di voi. Restano irrisolte alcune importanti questioni - prosegue la lettera - che la Uil intende affrontare e definire positivamente proprio nel negoziato in corso. La doppia battuta, il riequilibrio del salario con gli altri stabilimenti e la creazione all' interno dell' azienda di un clima di normalità sono problemi veri che abbiamo sollevato, ottenendo dalla Fiat un impegno alla loro soluzione. Su questi punti abbiamo avanzato le nostre rivendicazioni e vogliamo fare una trattativa per raggiungere i risultati, convinti delle nostre ragioni. Finora ciò non è stato possibile, prima per le resistenze dell' azienda e successivamente per una forma di lotta sbagliata che ha bloccato lo stabilimento per oltre due settimane».

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