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Toghe contro l'intesa «Separa le carriere»

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Un accordo che perciò finirà con il «peggiorare» il testo licenziato dal Senato. Le correnti della magistratura bocciano apertamente l'accordo maturato nella Cdl. E così torna a riaffacciarsi lo spettro dello sciopero delle toghe, proclamato a febbraio dall'Associazione nazionale magistrati e congelato, dopo l'avvio del dialogo con la maggioranza sulla riforma. Nel mirino dei magistrati la norma che impone dopo cinque anni dall'accesso in magistratura la scelta definitiva e dunque irreversibile tra le funzioni di giudice e quelle di pm. «Non è assolutamente accettabile imporre una scelta irreversibile sia pure dopo un percorso di formazione comune, perchè di fatto in questo modo si introduce la separazione delle carriere - insorge Fabio Roia, segretario di Unità per la Costituzione, la corrente di maggioranza delle toghe - Da questo punto di vista era molto migliore il testo licenziato dal Senato». Un giudizio, quello di Roia, condiviso anche dalla corrente più moderata, Magistratura Indipendente: «sostanzialmente si introduce la separazione delle carriere - afferma il gruppo sul proprio sito - Dunque il risultato sembra peggiore di quello uscito dal Senato». Sulla stessa linea Armando Spataro, segretario del Movimento per la Giustizia, la corrente di sinistra che parla di una «vittoria all'interno della maggioranza del partito della separazione delle carriere». «Una soluzione - aggiunge - che la magistratura non può accettare». Con queste premesse sembra farsi sempre più concreta l'ipotesi che i magistrati «scongelino» i due giorni di protesta proclamati a febbraio. Anche se non è ancora chiaro quando verrà presa la decisione. Un primo esame della situazione sarà fatta mercoledì prossimo dalla giunta dell'Anm, che però soltanto quando il quadro parlamentare sarà più chiaro convocherà il parlamentino, cui spetta la parola ultima sullo sciopero. «Bisogna aspettare l'esito dei lavori della Commissione,ma se i contenuti dell'intesa resteranno quelli in discussione mi pare che una forte fase di testimonianza dei magistrati sia necessaria - dice Roia a proposito dello sciopero - Una riforma dell'ordinamento giudiziaria va fatta, ma questa non è condivisibile. E, ferma restando la sovranità del Parlamento, noi non possiamo essere corresponsabili di un cambiamento che conduca a un modello di magistratura che non ci appartiene». Sulla strada da intraprendere non ha dubbi nemmeno Spataro: «dovremo tornare alla decisione dello sciopero».

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