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Giorgia Meloni: su di me grande responsabilità

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E in molti ci hanno rimesso la vita». A lei ieri i complimenti di Ignazio La Russa, Francesco Storace e Maria Ida Germontani. È arrivata al vertice dell'organizzazione giovanile di An sostenuta da Destra protagonista al termine del congresso di Viterbo, ma soprattutto di una fase di commissariamento imposto da Gianfranco Fini, che aveva lasciato qualche strascico: «Lo statuto di Azione giovani prevede l'autonomia dal partito -dice la neo-presidente- e un'organizzazione giovanile che conta 60mila iscritti deve lavorare guardando alle cose concrete da fare, abbandonando quelle logiche, di tipo correntizio, che non le sono proprie». Giorgia Meloni si dice «consapevole che è stato un congresso duro, con candidature di scontro e una vittoria con un margine limitato: ma io sono qui per tracciare un percorso giovanile, non per riproporre vecchi schemi». Vuol dire che adotterà una politica della mano tesa verso la «minoranza» che si è riconosciuta in Carlo Fidanza, sostenuto dalle componenti di Destra sociale e Nuova alleanza? «Chi mi conosce -risponde Meloni- sa che non sono una talebana e uso toni distensivi. Mano tesa? Certo, a chi è pronto al dialogo e a lavorare nell'esclusivo interesse del mondo giovanile». Quali priorità, dunque, per Azione giovani, nella prima presidenza femminile della sua storia? «Innanzitutto l'identità nazionale, la tutela della Patria, i valori che ci hanno portato a far approvare la Giornata del Ricordo e la lotta all'Europa delle burocrazia in favore dell'Europa delle Patrie e dei popoli».

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