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Ronchi presenta un disegno di legge: «Serve un elettrochoc»

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O forse ancora prima, prima degli ingaggi d'oro, le spese folli per avere un calciatore. Sì, ritorni all'epoca del Gre-no-li, il trio dei sogni (Gren, Nordhal, Liedholm) del Milan, di un altro Milan, quando Silvio Berlusconi era ancora un ragazzino. Insomma, il calcio recuperi lo spirito olimpico, autenticamente olimpico, quello del barone De Courbertin. È la proposta che fa Alleanza nazionale che ha presentato un disegno di legge alla Camera (primo firmatario Andrea Ronchi, uno dei più stretti collaboratori di Gianfranco Fini) che chiede appunto che le società calcistiche tornino ad essere enti senza scopo di lucro. In pratica tornino ad essere delle associazioni con l'obbligo di reinvestire gli utili. Sarà vietato, di conseguenza, quotarsi in Borsa. Per quelle che già sono entrate sul mercato, saranno previste norme transitorie ad hoc che le inviteranno a uscire da Piazza Affari. Lo stesso Ronchi ammette: «Bisogna dare un elettroshock alle società». E aggiunge subito dopo: «Bisogna tornare indietro, alla situazione precedente alla legge Veltroni che tanti guasti ha creato al nostro sistema, una legge che si è dimostrata sbagliata». La posizione del partito di Fini è riassunta dal coordinatore Ignazio La Russa, il quale si sofferma sullo stop al decreto salvacalcio e la definisce «una decisione giusta e doverosa, An non è estranea a questa scelta per tre motivi: perché altrimenti si sarebbe potuti incorrere in una bocciatura da parte dell'Europa, si sarebbe rischiato di favorire chi ha contribuito a creare questa situazione e infine di penalizzare chi invece è sempre stato in regola». Secondo il numero due della destra, tuttavia, «non si può far finta di nulla» e «non ci si può chiamare fuori da un problema che coinvolge milioni di italiani». Ma, proprio per questo, la politica attende segnali concreti dal mondo del calcio. In altre parole, sottolinea La Russa, «non può passare la logica del "tanto paga Pantalone"...». Al contrario, «il consiglio federale della Lega Calcio deve fissare regole precise in tempi brevi». An ribadisce il suo ok all'ipotesi di dimagrire le «rose» (il complesso dei giocatori a disposizione dell'allenatore) al massimo a 25 giocatori, quota che potrebbe salire a 28 per i team che hanno da affrontare anche le coppe europee e in genere le competizioni internazionali. Il partito di via della Scrofa ha poi una proposta dal sapore «nazionalistico»: l'obbligo per tutti di inserire nella squadra un numero (quattro o cinque) under 21 italiani. Si tratta di una regola già presente a livello dilettantistico, come puntualizza il responsabile Sport di An Riccardo Andreani. Per una volta, i professionisti prendano esempio dai dilettanti: era quello che voleva De Courbetin, era la fine dell'Ottocento. F. D. O.

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