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Powell a Baghdad un anno dopo l'attacco

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Bush ricorda l'anniversario chiamando gli alleati all'unità contro il terrorismo «comune pericolo»

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Le esplosioni sono una cosa quotidiana nella capitale, solo tre giorni fa devastata da un attentato contro un piccolo albergo che ha ucciso almeno sette civili. L'attacco è stato rivendicato ieri da Al Qaeda con un e-mail ad un quotidiano arabo di Londra. Parlando un anno dopo l'attacco all'Iraq, il presidente Bush ha ieri lanciato un appello all'unità contro il terrorismo, nei cui confronti «non c'è neutralità». «Le divisioni del passato sulla guerra sono superate», ha continuato parlando per 22 minuti nell'East Room della Casa Bianca proprio mentre la coalizione all'opera in Iraq mostra incrinature. «Non ci piegheremo mai alla violenza di pochi», ha dichiarato Bush, di fronte a rappresentanti degli 84 Paesi alleati degli Stati Uniti nella lotta contro il terrorismo, «un comune pericolo». Arrivato a Baghdad per una visita a sorpresa in occasione dell'anniversario, Powell si è congratulato con le truppe: grazie a loro nessuno oggi deve temere più per le Armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, ha detto, sorvolando sul fatto che, malgrado un anno di ricerche di esperti americani, di armi proibite in Iraq non ne è stata trovata traccia. Egli ha quindi criticato chi fugge davanti al terrorismo, ha espresso fiducia per la coalizione e nel futuro dell'Iraq. Ma prima ancora che potesse parlare, un giornalista iracheno ha letto una dichiarazione di denuncia dell'uccisione di due colleghi della televisione satellitare araba Al Arabiya, freddati da soldati americani ad un posto di blocco ieri a Baghdad. E trenta giornalisti arabi hanno lasciato la sala stampa, che è apparsa curiosamente vuota. Powell, esprimendo rammarico per l'incidente «involontario», ha colto l'occasione per sottolineare che ai tempi di Saddam, non avrebbero avuto la libertà di esprimersi come oggi. Criticando poi indirettamente la decisione della Spagna di ritirare i 1.300 soldati presenti in Iraq, Powell ha detto che «Non è il momento di dire basta a quello che stiamo facendo e non è il momento di tirarci indietro. È il momento di affrontare questa minaccia al mondo civile e non di scappare a nascondersi. La recrudescenza di terrorismo, ha detto Powell, non ha niente a che fare con la guerra in Iraq. La Coalizione, ha aggiunto, resta «solida», con una trentina di Paesi che hanno ribadito il loro impegno. La Corea del Sud ha detto però ieri di aver respinto una richiesta americana di aiuto in operazioni di attacco e che non manderà le sue truppe a Kirkuk.

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